QUARESIMA 2023

Ti doniamo questo sussidio sperando possa esserti di aiuto nella preghiera quotidiana.
É ormai tradizione che oltre al Vangelo quotidiano, al commento e alle preghiere ci siano in queste pagine anche alcune righe tratte dal magistero del Papa o del Vescovo.
Recentemente Papa Francesco ha invitato tutti i fedeli a rileggere le quattro grandi Costituzioni del Concilio Vaticano II come preparazione al Giubileo del 2025.

A partire da questa Quaresima vorremmo allora riprendere alcuni stralci di questi testi che circa 60 anni fa hanno dato alla Chiesa la possibilità di iniziare un nuovo cammino.
Ecco i titoli e i temi delle costituzioni conciliari: Sacrosantum Concilium sulla Liturgia (1963); Lumen Gentium sulla Chiesa (1964); Dei Verbum sulla Rivelazione (1965); Gaudium et Spes sulla Chiesa nel nostro mondo contemporaneo (1965).
Proviamo a riscoprire questi testi e, anche se il linguaggio in alcuni tratti ci sembrerà difficile o lontano, cerchiamo la sostanza che invece rimane ancora da approfondire… davvero infatti nel Concilio lo Spirito ha soffiato rinnovando profondamente la Chiesa.
Inizieremo dalla Lumen Gentium. Buon cammino!

COME PREGARE
Ti suggeriamo di prenderti ogni giorno un po’ di tempo per la preghiera, cercando il silenzio e la calma. Puoi creare un luogo in cui tenere una candela da accendere e un segno di fede (può essere un’immagine di Gesù).
Ti consigliamo di iniziare la preghiera con un segno di croce;
di leggere con calma i testi riportati;
alla fine puoi prolungare la tua preghiera in modo spontaneo, concludendo con il Padre nostro, l’Ave Maria.
Al termine della preghiera puoi invocare su di te e sulle persone che hai a cuore la benedizione di Dio con le parole:
Ci doni la sua pace e ci benedica Dio, grande nell’amore, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
 

Domenica IV settimana 19 marzo: Giovanni 9,1-41

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane».

«Una cosa so: prima ero cieco e adesso ci vedo».
A volte ci capita di pensare che se ci accade qualcosa di brutto, è Dio che ci vuole punire perché abbiamo sbagliato o perché ci siamo comportati male. Al tempo di Gesù molti erano convinti che la malattia fosse una punizione divina: se sgarri, Dio ti punisce privandoti della salute; se nasci malato, hanno peccato i tuoi e Dio ti punisce attraverso i figli. Fortunatamente Gesù scardina quest’opinione e ci fa vedere che l’abbandonato, il reietto giudicato è in realtà colui che viene salvato, guarito e illuminato. La chiave di tutto questo è l’incontro con Gesù, una sorta di sconosciuto benefattore che per giunta sembra essersi pure dileguato nel nulla. È l’esperienza di un incontro che segna un prima e un dopo, che cambia il nostro cammino e che ci permette di vedere quanto ci circonda in modo nuovo: prima ero cieco, solo e peccatore; adesso sono guarito e testimone di vita.
Quel cieco nato siamo proprio noi! Passiamo accanto ai miracoli della creazione senza un minimo sussulto di meraviglia; fissiamo gli occhi sul volto delle persone che ci circondano senza intuirne le lacrime nascoste; non conosciamo nemmeno il nostro mondo interiore, incapaci e impauriti di gettare uno sguardo coraggioso nel profondo del nostro animo.
Allora facciamo tesoro dell’immagine di quest’uomo, questo ex cieco che accetta il dono Gesù e riparte dalla luce che ha visto e che ha così profondamente inciso la sua umanità.
La cecità: è la mia incompiutezza. “Forse me la merito?”
Sono cieco… e non capisco!
Faccio fatica a capire la realtà di ciò che succede.
Faccio fatica a capire gli errori e gli sbagli che commetto.
Faccio fatica a vedere le mie qualità, i talenti, le potenzialità, e quelle degli altri. E non mi considero abbastanza. Perché questa insufficienza, incompiutezza?
Perché Dio abbia spazio nella mia vita!
Perché si manifestino in me e attraverso di me le opere di Dio!
La mia incompiutezza esiste perché Dio mi riempia di sé e mi porti alla pienezza.
La pienezza non è la perfezione umana ma è godere del suo amore che ricrea, che rinnova e che illumina.
Oh Gesù donami la grazia di riconoscermi cieco, insufficiente, incompiuto, mancante: di Dio e degli altri. Ho bisogno di essere amato e perdonato. Donami, Signore, di vedere oltre il visibile, oltre la mia prospettiva.

Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: « A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio » (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione. (n.12)

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