Lettere dall’Amazzonia – GIUGNO 2023

GIUGNO 2023

Comunità Rio Içà, 18-26 giugno 2026

Partiamo da S. Antonio domenica 18 giugno 2023, alle 12:30.
Io, Moises, Moacir e Mariana. Arriviamo a Santa Maria alle 17. Qui ci accoglie una coppia di sposi, Valdi e Maria Joana, con i loro figli e nipoti, una famiglia grande con varie famiglie. Verrà ad abitare qui anche una figlia che ora è in città con una figlia che ha problemi di cuore. La cappella, gialla, è nuova, costruita in aprile, con il loro lavoro (e aiuti dall’Italia). Li ricordo perché, con alcuni bambini, hanno partecipato pochi giorni fa alla assemblea parrocchiale. Non hanno la corrente elettrica, il generatore è rotto da tre mesi. Celebriamo la messa alle 18, quando ancora ci si vede con la luce naturale: 12 persone, la coppia più adulta e figli e nipoti. Con Mariana la missionaria facciamo una prova di canti, e loro cantano bene. Ancora non si incontrano per celebrare la domenica, ma il sig. Valdi mi dice che ora, con la cappella, intendono fare la celebrazione domenicale. Un dei figli è professore, insegna nella sua casa perché non hanno un edificio-scuola; d’altra parte ci sono solo 10 alunni.
Mariana si fermerà con loro un giorno, poi la porteranno alla comunità vicina. Virginia la raggiungerà e faranno il loro percorso fermandosi un paio di giorni nelle comunità.
Veniamo assaliti dalle zanzare e cerchiamo rifugio sulla barca!
(Per la prossima messa ci saranno due bambini da battezzare).

Lunedì 19 giugno, partiamo alle 7:30
e arriviamo a União da boa fé alle 9:15. Poche case (ne vedo 4), si nota la cappella che quando arriviamo sta funzionando come Scuola materna, e davanti una costruzione aperta che per ora è la scuola per i più grandi. Ci accoglie il cacique quando approdiamo e alcune giovani donne; riconosco il gruppo che ha partecipato alla Assemblea parrocchiale. Ci fermiamo a chiacchierare e alle 10 celebriamo la eucaristia. Arrivano i bambini davanti all’altare; un giovane, Thailon e una ragazza, Luciana, scelgono i canti e fanno le letture. Hanno il libretto dei canti e tutti cantano durante la celebrazione; loro si incontrano sempre la domenica per la celebrazione. Li invito a pensare alla catechesi e mi dicono che hanno un po’ iniziato, anche se non in modo continuativo.
Alla messa partecipano 5 adulti, 7 giovani, 14 bambini; le famiglie qui sono tutte cattoliche e mi dicono che avrebbero intenzione di ampliare la cappella; alla fine della celebrazione i bambini condividono i biscotti che abbiamo portato e guardano le fotografie che ho scattato. Mi sembra una buona comunità, si respira un clima di famiglia e simpatia. Anche per loro l’handicap della mancanza di energia elettrica; avevano un generatore ma è rotto da anni (possibile che non ci sia modo di aggiustarlo, mi chiedo).
Alle 16 messa a Manacapuru. Ci sono 3 adulti e 7 bambini piccoli; non sanno i canti della liturgia e facciamo qualche prova prima; nemmeno qui arriva la elettricità e per mantenere in fresco le cose, come il pesce che pescano, (in questo clima caldissimo) vanno a Santo Antonio, comprano sacchi di ghiaccio per metterlo nelle casse di polistirolo dove si conserva il pesce per un po’.
Partiamo per Nova Esperança I, messa alle 19. Partecipano 17 persone (adulti, giovani, bambini); ancora non sanno scegliere i canti per la liturgia così io e Moises li aiutiamo con i canti e le letture. Sono poche le famiglie, comunque mi dicono che alla domenica si incontrano per celebrare. L’orario serale è il più affollato per zanzare e altri insetti, siamo assaliti….

Martedì 20 giugno,  partiamo alle 7:30
e arriviamo a S.Lazzaro alle 16; vedo 8 case e la cappella, dal tipico colore giallo di quelle costruite negli ultimi anni. Chiacchieriamo con Valdeci e la sposa che hanno partecipato alla assemblea delle comunità; una bella famiglia, ci sono 5 bambini e una ragazzina (13 anni) sta studiando a Santo Antonio. Ci raccontano di un incidente accaduto ieri: tagliavano legna nella foresta un anziano e un giovane della città venuto ad aiutare nel lavoro e un albero è caduto sul giovane, ferendolo, che è rimasto privo di sensi perdendo sangue. Erano a una ora di cammino dal villaggio e l’anziano non sapeva proprio cosa fare; non sapeva come soccorrerlo, si è incamminato per avvisare nel villaggio, dove sono riusciti a telefonare i responsabili della assistenza medica, che hanno inviato una barca per il soccorso. Ora è in ospedale, non sappiamo quali siano le condizioni.
Nel pomeriggio parliamo anche con la signora che ci ha ospitati in casa, ci comunica il desiderio di avere qualche lezioni per continuare gli studi; ha frequentato i primi anni di scuola poi si è fermata; i suoi genitori non permettevano di uscire dalla comunità così è sempre rimasta lí e ora desidererebbe (e anche altri adulti) studiare ancora un pò.
Penso che l’Ufficio Scuola potrebbe nominare un professore per il gruppo di giovani-adulti che vorrebbero continuare gli studi. Mi sembra una bella esigenza da parte sua. Ci ritroviamo nella cappella alle 19 e facciamo prove di canto con i bambini, poi celebriamo la eucaristia con 8 adulti e 11 bambini, ancora piccoli, ma partecipano; mi sembrano buone famiglie.
Un giovane che suona la tastiera nelle celebrazioni festeggia il compleanno oggi; per ora la tastiera rimane ferma, il trasformatore è bruciato, dovrà cercare a Santo Antonio uno nuovo.

Mercoledì 21 giugno, partiamo alle 6:30.
Arriviamo a Apaparí alle 9:15. Comunità che è solo una famiglia e il capofamiglia con gli altri é in questi giorni a Santo Antonio. A casa un figlio e alcune persone che lavorano per la famiglia. Per coincidenza quando noi arriviamo arrivano anche loro su due barche, dopo un giorno di pesca; hanno tre pirarucu di circa 1 metro e due sui 2 metri; hanno i fucili, hanno cacciato e hanno preso una paca (grosso roditore) e un uccello grande come un gallo. Con destrezza, usando grossi coltelli, squamano e puliscono i pesci, mettendoli nel ghiaccio per poi venderli a S. Antonio (e da Santo Antonio, una parte per Manaus e Leticia in Colombia). Chiedo se posso comprare il tambaqui (un pesce) e ce lo regalano per il pranzo. Dato che la famiglia non è presente, continuiamo il viaggio.
Alle 16,40 arriviamo al Sitio Nova Esperança, luogo molto bello; abita una sola famiglia, allevano mucche, pecore, galline. Erano a Santo Antonio per la assemblea delle comunità e ancora non sono tornati, è rimasto solo uno dei figli come custode della casa (anche qui, quando la casa è vuota, arrivano i ladri) e prendersi cura degli animali. Quando scendiamo dalla barca ci accoglie un cinghiale nero, addomesticato e affettuoso, che si ferma accanto a noi per ricevere carezze. Molto simpatico! Rimaniamo a parlare con il ragazzo, poi si riparte per la vicina comunità di Itu. Alle 19 celebriamo con la coppia che ci ospita nella loro casa (donna Helena e il marito), una figlia e 8 nipoti dai 14 a un anno di età. Prima della messa con i bambini faccio prove di canto; sono tutti battezzati, tranne la bambina più piccola. Sarebbe cosa buona organizzare una catechesi per i più grandi, ancora non siamo riusciti.

Giovedì 22 giugno, partenza da Itu verso le 8
Alle 10 arriviamo a Mamuriá; ci accolgono sulla riva, con un canto di benvenuto. Gli alunni della scuola interrompono la lezione quando arriviamo; chiacchieriamo, ci aggiornano sull’intervento della polizia per distruggere alcune delle draghe illegali che cercano oro sul Juí e Purité, affluenti del rio Içá. Pensiamo che sia stata fatta una azione in grande stile, ma tornando a casa apprendiamo che i garimpeiros hanno saputo in anticipo della azione e hanno nascosto le loro draghe, cosí che la azione non è stata tanto efficace.
Nella comunità abbiamo un gruppo di adolescenti così li invito per un piccolo incontro biblico; tutti vengono con la bibbia e il libro dei canti; faccio un ripasso sulla ricerca dei testi biblici (libro, capitolo, versetto) e cerchiamo qualche testo sulle caratteristiche di Gesù: un miracolo di guarigione, una parabola, la scena della morte in croce. Celebriamo la messa, 20 persone presenti, qui abbiamo anche un ministro della Parola e uno della Comunione. Tutti cantano alla celebrazione, è una liturgia partecipata. Ci invitano a pranzo nella casa di Assis (10 figli, solo uno maggiorenne), mangiamo insieme pirarucu, riso e uova.
Una loro difficoltà è la scuola: sono in una stanza ormai vecchia, con il legno deteriorato; hanno chiesto al municipio di costruire una scuola nuova, ma non è stata fatta. In realtà gli alunni non sono molti, forse stanno programmando di unirli ad una altra comunità.
Alle 14:30 ripartiamo, alle 17 arriviamo a Barro Alto, una comunità nuova che ancora non conosco. Sulla riva ci accolgono due simpatiche bambine, Alexandra e Maria Vittoria. Poi conversiamo con gli adulti. È la quarta volta che si visita questa piccola comunità, un gruppetto di famiglie. Stanno sistemando una area per coltivare manioca, vedo due case con le pareti di legno e altre che hanno solo il pavimento e teloni di plastica come pareti. Seduti sul pavimento di legno impariamo qualche canto poi celebriamo la messa prima del tramonto, perché non hanno elettricità): sono 5 bambini e 7 adulti. Vorrebbero costruire una cappella e dare il nome alla comunità, quando tutto sarà pronto: San Giuseppe. Comincia la notte e scendiamo alla nostra barca; ci regalano un pezzo di carne di cinghiale per la cena.

Venerdì 23 giugno, partenza alle 7,45.
Alle 9:30 arrivo a Ipiranga. I militari impegnati a tagliare erba; entriamo nella cappella per pulire e la troviamo in ordine. Vorrei visitare la prima cittá colombiana, Tarapacá, ma non abbiamo con noi la bandiera della Colobia, quindi Moises mi dice che non possiamo andare. La messa alle 20.00; un giovane suona qualche canto con la chitarra; è ancora alle prime armi, conosce solo pochi canti ma riusciamo a organizzare la liturgia. Pochi partecipano: questo giovane e il fratello, una coppia di anziani (di cui il marito non vedente), una signora e qualche ragazzino, 11 persone in tutto. Mi dicono che ora non si incontrano la domenica per celebrare, e dei soldati e ufficiali dell’esercito nessuno viene. In questa situazione non sappiamo a chi affidare le comunità.

Sabato 24 giugno, Festa della Natività di S. Giovanni battista.
Siamo a Nova Esperança II, celebriamo nella scuola con 17 persone. Il cacique Cristovão e coppie giovani con figli piccoli. Mi dicono che sono della Cruzada (e una famiglia protestante); il cacique è stato per 40 anni tra i responsabili della Cruzada e dato che abbiamo un unico Dio mi dice che è bene dialogare con tutti, accogliersi e si impara qualcosa da tutti. La sua volontà, come cacique è anche mantenere pace e armonia nella comunità. Accolgono il prete cattolico quando va per celebrare. Alle 11:30 ripartiamo. Alle 17:30 arriviamo a Santa Clara, è una sola famiglia: una coppia con figli e i loro figli. Facciamo solo un momento di preghiera e canti. Ci sono 8 bambini e 4 giovani-adulti, oltre al padre; hanno intenzione di costruire una piccola cappella. In futuro potremmo fermarci con loro con calma, e anche iniziare a celebrare la messa.
Nova Canaan. Celebriamo alle 19:30 nella scuola, al buio. Hanno il pannello solare nuovo ma oggi non sta funzionando, forse non lo sanno gestire bene. Compaiono due candele, e con le nostre torce a pila possiamo celebrare. In 25 della comunità, 4 adulti e il resto bambini e qualche giovane. Si dovrebbe tentare di farli radunare la domenica e iniziare una forma di catechesi se si riesce a responsabilizzare qualcuno.

Domenica 25 giugno, partiamo alle 8
Arriviamo alle 10:30 a S.Pedro. C’è la scuola nuova ma oggi è chiusa e il professore e la professoressa sono usciti essendo giorno di festa. Ci fermiamo davanti alla scuola, dove troviamo ombra, in cerchio; ci sono 15 bambini 2 giovani e 3 adulti. I bambini sono molto timidi, è difficile farli esprimere; mi dicono che quasi nessuno sa leggere e scrivere perché stanno ancora imparando. Facciamo insieme qualche canto, insegno a fare il segno della croce: la maggioranza è incerta sul come farlo. Preghiamo il Padre Nostro, leggiamo un brano del vangelo e condividiamo i biscotti e alle 11:40 ripartiamo. Arriviamo dopo una ora a Apaparí, è ora di pranzo. Ci sono solo giovani coppie che lavorano e pranzano e la famiglia che di solito ci ospita è fuori. Ci dicono che è meglio se celebriamo la messa il prossimo mese quando passiamo e ci saranno tutti. Alle 14 ripartiamo e arriviamo a Vista Alegre alle 18:30; comunitá tikuna, cattolica. Facciamo un giro per parlare con Moises, il ministro: è nella cappella con il cacique e un altro giovane, stanno facendo le pulizie e preparando la cappella per la liturgia. Una chiesa grande ancora da ultimare, la più grande tra quelle che ho visto e in muratura, con il pavimento in ceramica (per ora metà); è coperta ma mancano porta e finestre. È su una altura, qui non arriva acqua del rio Içá anche quando è in piena. Vicino un campo da calcio, ci sono molti giovani anche di altre comunitá, fanno spesso tornei sportivi. Alle 19:30 celebriamo la eucaristia, prima arrivano i bambini che si mettono davanti, poi giovani e adulti, circa 60 persone: canti e preghiere in tikuna, e il ministro traduce le mie parole dal portoghese. Si radunano sempre la domenica per il culto, ma anche altri giorni della settimana. Per quel che ho visto è la comunitá maggiore che abbiamo sul Rio Içá. Mi chiedono un aiuto per la formazione di catechisti della comunità che possano fare catechesi a bambini e adolescenti. Le missionarie potranno dare un aiuto, poi vedremo. (Il tema della lingua è sempre problematico, ma dovrebbe esserci materiale di catechesi in lingua tikuna).

Lunedì 26 giugno, S. Cristovão I
Arriviamo alle 10, ci sono le missionarie Mariana e Virginia dal giorno prima. Facciamo giochi con i bambini, un gruppo grande, con le mamme sedute che guardano contente. È una comunità con alcune famiglie cattoliche ( 5, mi pare) e il resto protestanti. La maggioranza dei bambini presenti sono di famiglie protestanti. Alle 11 celebriamo la messa, nella prima stanza di una famiglia che ci ospita, siamo ammassati in 50 ( anche bambini delle famiglie non cattoliche che sono rimasti con noi); ci fermiamo poi per il pranzo. La professoressa dice che comincerá a radunare la comunitá per la celebrazione della domenica.
Alle 15 arriviamo a S. Vincente e alle 19:30 la eucaristia. Partecipano 12 persone; la ragazza che di solito anima la liturgia è fuori con il marito, per impegni scolastici. Il cacique arriva tardi, alle 21, perché ha avuto un guasto nella barca. Mi dicono che alla domenica si radunano per la liturgia. Dormiamo a S. Vincente e il giorno dopo si ritorna a Santo Antonio.

Don Gabriele Burani – missionario diocesano in Amazzonia

Santo Antonio do Içá, 29 giugno 2023

 

Viaggio Missionario Rio Içá – 2-6 giugno 2023

Sabato 2 giugno partiamo alle 12,30 di un caldo pomeriggio. Arriviamo alle 16,45 alla comunità di N.S di Nazaré; celebriamo in una casa. Alla messa 2 sposi adulti, 2 figli giovani e una signora con una figlia piccola. Si uniscono ai canti che io e Moises scegliamo, loro hanno ancora difficoltà nella scelta dei canti. La zona é allagata, non si vede terra; abbiamo molti delfini di fronte a noi.
Alle 18 ripartiamo, arrivando a S.João de Japoacuà alle 19; un piccolo villaggio, arriviamo al tramonto con alcune persone sulla riva; si nota la cappella recente, con la croce sulla facciata. Entriamo nella nuova cappella di legno per la messa, alle 19:30 e la cappella é vuota; ancora non é entrato nessuno, non c’é tavolo e non ci sono sedie. Aspettiamo e pian piano qualcuno arriva; mi dicono che la tavola-altare é stata portata nella scuola; alcuni ragazzi portano due panche. Io mi metto in terra per la celebrazione e li invito a mettersi in cerchio; con Moises scegliamo i canti ( normalmente hanno una animatrice del canto, ma oggi non é presente); ci sono 27 persone, qualche adulto e la maggior parte bambini e ragazzi di 10-13 anni. Tutti fanno la comunione. La professoressa della scuola é anche catechista e ha fatto catechesi eucaristica per questo gruppetto ( anche se nel mese di maggio non si sono incontrati); il ragazzo che era un buon animatore della liturgia ora sta studiando a Tonantins quindi dovranno organizzarsi per le celebrazioni della comunità.
La notte é fresca e silenziosa, si ascoltano le voci di vari uccelli, senza altri rumori; una esperienza che in altri luoghi é difficile per rumori di fondo continui, ed è molto bello rendersi conto della vivacità e varietà degli uccelli attorno a noi.

Domenica 3 giugno, Solennità della SS Trinità.
Partiamo alle 8,20 e arriviamo alle 16,20 alla comunità di S.Sebastiano I, allagata; si arriva alla casa in cui si celebra camminando sui tronchi di legno galleggianti. Ci aspettavano, la grande stanza con pavimento di legno é ben pulita e al centro la tavola con la tovaglia, per la eucaristia. Solo 5 persone, una coppia di sposi anziani e tre uomini della famiglia. Si chiacchiera un po’, poi la celebrazione: in pochi, ma con fede e attenzione. I due anziani andranno a S.Antonio nella casa di un loro figlio, nei prossimi giorni.
In questi mesi con la comunità allagata la vita non é semplice; non lo é mai, ma ora che ci si può spostare solo con la canoa, senza un pezzetto di terra-ferma, specialmente per due anziani é complicato.
Arriviamo poi a MOINHO, un centro maggiore, che raggiungiamo in pochi minuti. É tutto allagato ( ma l’acqua non arriva al pavimento delle abitazioni), ci sono persone davanti alle case, altri che si spostano in canoa. La messa dovrebbe essere nella scuola; con la nostra barca non é possibile attraccare accanto alla scuola perché davanti ci sono i fili della corrente elettrica; quindi ‘parcheggiamo’ vicino ad un albero, aspettando che qualcuno venga a aprire la scuola e a darci un passaggio in canoa. Aspettiamo ma non arriva nessuno; non c’é terraferma, quindi non possiamo arrivare alle case. Le persone ci vedono, qualcuno passa acanto con la canoa, ma nessuno ci chiede qualcosa, nessuno apre la scuola; Moises mi disse che sono quasi tutti protestanti, forse i pochi cattolici sono in città. Una casa viene chiusa, con assi di legno inchiodate a porte e finestre: probabilmente vanno a S.Antonio, ritornando qui quando il livello del fiume si abbassa. Rimaniamo fermi anche la notte, e al mattino alle 7 ripartiamo, passiamo davanti alla comunità di S.Sebastiano II, e qui vediamo tutte le case chiuse. In effetti ieri avevamo incontrato una barca piena di persone di questa comunità, diretti a S.Antonio, che ci avevano avvisato : non avremmo trovato persone in questi giorni.

Continuiamo il nostro viaggio e arriviamo nel pomeriggio alle 15 a S.João do Lago Grande. Dato che é tutto allagato, i bambini davanti alle case si stanno divertendo nuotando, tuffandosi; una mamma ( che é anche professoressa della piccola scuola) vigila dalla finestra; sulla piattaforma galleggiante a cui attracchiamo sono appesi due pirarucu (i pesci più pregiati) a seccare. Dalla piattaforma chiacchieriamo un pò con la professoressa alla finestra; ci dice che sta cercando un terreno in Santo Antonio per farsi una casa, anche per il disagio di vivere in un luogo che é allagato alcuni mesi all’anno. Le case sono costruite su palafitte ma, a volte, l’acqua arriva fino al piano di abitazione e oltre.
Ieri il marito ha ucciso una grande anaconda che stava mangiando le loro galline e oggi é uscito a pescare, ma quando il fiume é in piena non si pesca molto.
Celebriamo la messa alle 19:30 in casa della cacique; è notte, non hanno la corrente elettrica (il generatore si é rotto, un tecnico lo ha preso per aggiustarlo e non restituito) da due mesi; un ragazzo ci viene a prendere in canoa e ci accompagna nella casa della signora. Buio, un buio quasi totale perché ci sono le nuvole e la luna è oscurata; mi impressiona sempre la esperienza del buio vero, quando esci e non vedi nemmeno i tuoi piedi, la tua mano, una esperienza che nelle nostre città italiane non abbiamo più ; qui capisco meglio la simbologia luce/tenebre, e che il buio é veramente situazione di pericolo e di non-conoscenza. La messa é con due anziani ( la cacique e il marito), altri tre adulti e una decina di bambini, alla fioca luce di alcune candele; non hanno preparato la liturgia, noi proponiamo qualche canto e facciamo le letture. Noto in un angolo un altare, con la croce tipica della religione della ‘cruzada’; poi Moises mi disse che questa cacique è in conflitto con altri della comunità perché vorrebbe che tutti entrassero nella ‘cruzada’.

Martedì 5 giugno 2023.
Arriviamo verso le 10 a Boa União; non riusciamo a posizionare la nostra barca vicino alla casa per non rimanere incagliati, ma ci vengono a prendere in canoa. Stanno costruendo una cappella della comunità, ma ancora non è ultimata, e ci fermiamo in una casa. Ci sono 7 adulti e 7 bambini, famiglie giovani; chiacchieriamo e celebriamo la messa. Non hanno molta formazione ma sono molto accoglienti, con lo spirito allegro, una compagnia piacevole. Speriamo che finiscano la cappella, così avranno un incentivo per riunirsi tutte le settimane per la celebrazione.
Alle 16:30 siamo a S.Cristovão II; andiamo nella piccola scuola ( costruita con il contributo dei nostri amici di Reggio); qui, per ora, non si celebra la messa. Al nostro incontro ci sono 8 bambini piccoli e tre giovani donne (2 della religione della ‘cruzada’ e una protestante della chiesa ‘Deus è amor’); leggo un brano del vangelo, facciamo qualche preghiera insieme e la immancabile distribuzione di biscotti. Un incontro ecumenico sereno.
Alle 18 siamo a S.João da Liberdade . Da questa parte del fiume la terra sale quindi la comunità non si allaga; facciamo un giro sulla collinetta su cui stanno costruendo nuove case. Celebriamo nella scuola, con circa 20 persone, in maggioranza bambini. Una animatrice sceglie i canti e organizza per le letture. La comunità è vivace, penso che si possa fare un certo lavoro con la catechesi.

Mercoledì 6 giugno si riparte per S. Antonio, arrivando intorno alle 13. Per fortuna senza rotture alla nostra nuova barca.

Don Gabriele Burani – missionario diocesano in Amazzonia

Santo Antonio do Içá, 7 giugno 2023

MAGGIO 2023

CEB: COMUNITA’ ECCLESIALI DI BASE

Carissimi, molti ci chiedono: come sta andando la missione, cosa stiamo facendo… condivido con voi il contenuto principale della Assemblea Parrocchiale delle comunità della città. É un momento importante in cui si ascolta il percorso delle varie comunità (le luci e le ombre, le realtà positive e quelle negative) e insieme si cerca di dare un indirizzo al percorso della nostra Chiesa. Per noi preti è importante ascoltare, capire, e anche proporre; il nostro sforzo in questi anni è stato quello di entrare in una realtà nuova; conoscere, condividere, ma anche con la responsabilità di annunciare il Vangelo con la sua carica di novità, di purificazione e a volte di rottura; accompagniamo il percorso della nostra gente, ma anche facciamo nuove proposte, o cambiamo qualcosa rispetto alle loro abitudini, accettando qualche opposizione e resistenza.
Cosa abbiamo messo al centro questo anno? Il percorso delle Comunità Ecclesiali di Base (CEB); è la scelta di un modo di essere Chiesa, una scelta tra le altre possibili ma per noi con una forza particolare perché sottolineata fortemente nella Assemblea Diocesana e comunque da anni presente in Brasile (anche se non in tutte le diocesi, e non con la stessa forma).
La nostra è una parrocchia formata da 8 comunità in città, 3 sul Rio delle Amazzoni ( Solimões) e più di 20 sul Rio Içá.
La assemblea di domenica 30 aprile era per le comunità della città: comunità diverse tra loro (alcune abbastanza organizzate, altre ben poco, una ancora senza cappella o luogo di incontro). Perché abbiamo insistito sul cammino di CEB?
La storia della nostra parrocchia è quella di una chiesa centrale (Matriz di Santo Antonio) con alcune comunità che si sono formate nel tempo, ma la maggior parte delle attività erano al ‘centro’: catechesi, gestione economica, celebrazioni, per molto tempo avevano solo un Ministro straordinario della Comunione. Negli ultimi anni abbiamo cercato di dare una maggiore autonomia alle comunità, considerando anche la comunità del centro come una tra le altre (ovviamente con qualche resistenza da parte dei parrocchiani del centro, che si sono visti impoveriti per certi aspetti). Ci sono poi bairros (quartieri) senza alcun segno di vita della chiesa cattolica, e in questi bairros più periferici vorremmo iniziare qualche attività; grazie a due Missionarie che si sono stabilite qui da noi e Anna Chiara, una giovane di Sassuolo che per tre mesi condivide la nostra missione, in due bairros abbiamo iniziato attività di oratorio, con i bambini, al sabato e al centro attività di teatro coinvolgendo giovani della città.
– In genere le comunità della città erano\sono solo comunità liturgiche: si riunivano per la celebrazione della messa settimanale e per la festa del santo patrono.
Ma la Comunità Ecclesiale di Base non è solo questo; ci si raduna per un ascolto più approfondito e condiviso della Sacra Scrittura, per una vita di amicizia e condivisione, e anche per affrontare i problemi sociali del quartiere; la Comunità di Base ha una valenza politica come esigenza naturale dell’essere discepoli di Gesù.
Abbiamo proposto, e anche questa è una novità per loro, di formare gruppi di famiglie (5-6 famiglie) che si riuniscono stabilmente per una Lettura Spirituale della Scrittura, per una condivisione di vita, e per mantenere un dialogo anche sulla situazione della città. Gruppi stabili di famiglie e non solo incontri occasionali (come accade nel mese missionario, o nella novena di natale); vedremo come questa proposta si svilupperà!
Da un documento brasiliano sulle CEB, ho illustrato tre principi di base che orientano le nostre scelte.
1. De-colonizzazione La Chiesa è entrata in Amazzonia con un volto europeo (grazie agli ordini religiosi di origine europea) ma ora è possibile realizzare una vita di Chiesa con il volto amazzonico? Il sinodo sulla Amazzonia voluto da papa Francesco possiede questa valenza. É una questione molto aperta: come esprimere e vivere la fede considerando le tradizioni locali e non imponendo solo la forma romana del cattolicesimo? Ma anche: come affrontare la colonizzazione nord-americana che ci sta invadendo, soprattutto attraverso le numerose chiese neo pentecostali?
Anche a Reggio abbiamo bisogno di una de-colonizzazione; siamo eredi di forme di pensiero, di pregare, di celebrare, di catechizzare che erano valide nei secoli passati ma oggi? La colonizzazione del pensiero medievale e moderno (molto utile in epoche passate) rischia di ingabbiare la chiesa; come evangelizzare oggi senza esprimere semplicemente il fascino di qualcosa di arcaico?
– Non solo: dobbiamo accettare il pensiero post-moderno come un dogma e adeguarci? Si, i cristiani occidentali vivono nel mondo post-moderno e l’annuncio deve esprimersi nella cultura attuale. Ma la chiesa deve solo assumere le categorie del post-moderno (frammentazione, relativismo, pensiero debole, società liquida) e cercare di annunciare il vangelo di Gesù con queste categorie o può tentare strade diverse? É necessario incarnarsi nella cultura dominante ma con la libertà di non diventarne schiavi e quindi con possibili proposte alternative.
2. De-centralizzazione. Per noi qui a Santo Antonio significa attivare vita liturgica, catechetica, caritativa, di ascolto, di responsabilità… nelle varie comunità; avere una certa autonomia in tutte le comunità per rendere possibile una esperienza più personale: ci si conosce, si dialoga, si condivide…. la vita cristiana non si riduce a una partecipazione anonima alla messa domenicale.
Una domanda che rimane aperta anche per la chiesa di Reggio; si formano le Unità Pastorali e si unificano le iniziative nel centro maggiore dove abita il parroco. Ma si potrebbe anche scegliere di mantenere vive le varie comunità anche se il parroco non è residente. Mantenere una presenza capillare; quando si centralizza troppo, si rischia l’anonimato dei partecipanti; diventa difficoltosa la esperienza di relazioni profonde, di comunione e condivisione.
3. De-clericalizzazione. Il terzo principio, ancora abbastanza difficile da assumere; in positivo significa riconoscere la dignità di tutti credenti in Cristo, di vivere insieme, di abituarci a decidere insieme, di incentivare la ministerialista dei laici. Il prete ha una responsabilità, ma non è la ‘pietra’ più importante dell’edificio- chiesa.: è come gli altri, ognuno con i propri carismi e ministeri. Non si tratta di una lotta di potere, ma di apprendere a lavorare insieme, con spirito di umiltà. Come preti potremmo continuare a metterci a servizio della formazione dei laici, per rapporti alla pari (senza annullare i ruoli specifici) in cui ci si aiuta a vicenda nel seguire Gesù Cristo.
In tutto il Brasile, e forse anche in Italia, la tendenza dei seminaristi e preti giovani è quella di una accentuazione del clericalismo; cercare privilegi, cercare potere, avere un ruolo per distinguersi dagli altri, entrare in una cerchia di persone superiori; cercare prestigio e ruoli appariscenti; amare i riflettori e presentarsi come ‘sacri’, a volte con la sfacciataggine di manipolare le persone.
Che lo Spirito rinnovi, purifichi le nostre comunità e ci renda semplici, capaci di comunione fraterna.

Don Gabriele Burani – missionario diocesano in Amazzonia

Santo Antonio do Içá, 13 maggio 2023

 


 

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