Progetto Pastorale Giovanile

ppg

#giovanialcentro

I giovani sono i primi che intuiscono le tensioni di una cultura e il suo orientamento, per questo a volte ci è difficile capirli, ma in realtà in questo vivono una dimensione profetica, annunciandoci da che parte stiamo andando… tutti, perché anche noi adulti non siamo così diversi da loro!
Come comunità della Pieve vorremmo metterci in ascolto dei giovani e capire quali provocazioni danno alla Chiesa, quali interrogativi pongono a noi, ascoltandoli come “sentinelle del mattino”.
I giovani sono il futuro, il nostro futuro.
Sono necessari alcuni spunti di partenza:

NO a certi riduzionismi/stereotipi:

– Giovani come catastrofi sociali
– Lettura senza speranza dei giovani (non porteranno niente di buono…)
– Lettura rassicurante sul rapporto dei giovani con la fede (cioè non sta cambiando niente…)
– Giovani confinati in una riserva indiana (lontani dalla comunità, esclusi dalle decisioni)

SI’ ad uno sguardo diverso sui giovani:

– Non vivono contro la fede ma una religione in stand-by
– Sono biografie a rischio (è difficile costruire da soli il proprio futuro)
– Oggi si genera alla fede con la vita, non si trasmette la fede
– Ci vuole una comunicazione del Vangelo coinvolgente
– Attivare domande di senso, senza preoccuparsi di dare risposte
– Rispettare la libertà e la responsabilità delle persone
– Coerenza di vita con il mandato evangelici

#adultigenerativicercasi

Dal documento CEI “Educare i giovani alla fede” (1999)

– Camminare con i giovani.
Occorre tanta pazienza e la capacità pastorale di aiutarli a leggersi nel loro vivere:
ascolto e accoglienza come atteggiamenti irrinunciabili
– Al centro la persona di Cristo.
Assumere delle appropriate categorie interpretative per comprendere i giovani e quindi dire loro una parola di Vangelo
– La mediazione educativa di tutta la comunità cristiana
Mettersi in relazione come persone credibili; ripensare il linguaggio, i tempi, gli spazi
– Slancio missionario
Ci stanno a cuore: senza di loro oggi con noi come sarà la parrocchia domani???

No alla cattura, ma proposta di fede per irradiazione: serve una verifica di com’è la comunità cristiana (noi riusciamo a dire vieni e vedi?), serve un discernimento su di noi. Il pericolo è quello di una pastorale di gestione, dove la parrocchia “gira per tradizione”.
A partire da queste domande vorremmo aprire una riflessione comunitaria sui giovani:

1) A quale forma dell’esperienza cristiana vogliamo iniziare i ragazzi? Quale vangelo, quale annuncio, quale cristianesimo percepiscono i ragazzi nella nostra proposta? Come lo comprendono, cosa significa per loro diventare cristiani?
2) Quale sintesi è possibile tra la cultura attuale con le sue aspirazioni da una parte e la fede cristiana con le sue esigenze dall’altra?

#pastorale_giovanile

Due registri: adolescenti e giovani.
Parlando di giovani bisogna stare attenti a non semplificare, ma fare i conti con due pedagogie diverse.
– Con l’adolescente quella vincente è la lotta (ti chiedo il perché delle cose, poi ti spiego le mie ragioni).
– Con i giovani si è chiamati ad accompagnare ad un cammino che prevede la rottura di quei simboli (cioè delle rappresentazioni di Dio, di chiesa, di salvezza, di vita buona) creati nel tempo.
Se l’adolescente vive di simboli sacri (es. il gruppo, quello spazio in cui ci si ritrova, il campeggio, l’educatore…), nel giovane invece nasce una sorta di autonomia, rimettendo in discussione tutto ciò che c’è stato prima.

La scelta fatta: è stata quella di abitare un luogo (l’oratorio di Santa Teresa come centro di PG per tutta la Pieve) e un tempo (tutti gli incontri del post cresima convergono al sabato e domenica pomeriggio/sera), in modo da dare un senso di identità ai ragazzi, di mobilità, di interrelazione tra gruppi (per uscire dalla logica di divisione per annate), per avere maggiori punti di rifermento tra di loro.

– III media: da gruppone a gruppo (il sabato pomeriggio/sera)
– I-II superiore: accoglienza; III superiore: impariamo la carità (domenica pomeriggio)
– IV-V superiore: la bellezza (domenica sera)
– 19-25 anni: “Se vedi la carità, hai visto Dio” (una volta al mese più appuntamenti speciali)
– Gruppo educatori (si ritrova ogni mese per formazione e preghiera)
– Tanti giovani, tante domande, vari ri-cominciamenti
– Esperienze forti (messa dei giovani una volta al mese, uscite, campeggi come tappe fisse, eventi locali e diocesani, settimane comunitarie in Santa Teresa)
– Cammini personali
– Gruppo scout
– Rapporti con la società sportiva

3) Come comunità educante è possibile sostenere e contribuire alla pastorale giovanile della Pieve? In che modo? In cosa si è chiamati acrescere come comunità?

#oratorio

La comunità cristiana offre, attraverso l’Oratorio, uno spazio educativo di crescita per tutti i bambini, ragazzi e giovani, allo scopo di aiutarli a crescere come “buoni cristiani e onesti cittadini” (don Bosco). Esso non esaurisce tutta la cura educativa della comunità nei confronti dei piccoli, ma esprime la volontà di aprirsi al territorio affrontando e cogliendo, nella complessità del pluralismo attuale, la sfida più importante alla sua missione.
L’Oratorio ha delle proprie peculiarità che tentiamo di descrivere, senza pretesa di descrizioni esaustive.

1. Cortile. La peculiarità dell’Oratorio sta nella sua capacità di accoglienza a 360° (alle periferie, direbbe Papa Francesco) che si esprime spazialmente nel cortile aperto. Qui si gioca la differenza dalla semplice catechesi dei ragazzi (che avviene nella Chiesa e nelle aule) e si aprono molte conseguenze.

a. L’apertura feriale e con essa l’accoglienza ai ragazzi in maggiore difficoltà
b. La necessità di alcune figure di educatori professionali che garantiscano presenza e continuità
c. La varietà dell’offerta formativa, che va dal sostegno scolastico alle attività espressive
d. La sfida dell’integrazione culturale degli immigrati e l’accoglienza alle diversità religiose

2. Comunità. L’Oratorio nasce da una visione educativa di modello comunitario che coinvolge a diversi livelli.

a. La comunità cristiana che progetta e sostiene l’Oratorio come un suo spazio di attività
b. Attraverso un progetto educativo condiviso e in continua evoluzione
c. Il coinvolgimento di una rete di collaborazioni che travalica i confini della comunità cristiana

3. Evangelizzazione. L’Oratorio nasce da una comunità plasmata dal Vangelo e vuole annunciare il Vangelo, nella convinzione che Cristo è il Salvatore del mondo. Tuttavia questo annuncio parte dall’incontro con i ragazzi e dall’accoglienza, e non utilizza un linguaggio strettamente religioso. Questo comporta:

a. Una regia educativo-formativa saldamente legata alla comunità cristiana e alle sue scelte
b. Una formazione intensa e intelligente degli educatori e collaboratori ad ogni livello
c. L’acquisizione di una grammatica del vangelo capace di parlare le lingue del mondo
d. Il riconoscimento di percorsi di salvezza nella vita dei ragazzi nel loro affacciarsi al futuro (dimensione vocazionale)
e. Un dialogo aperto e genuino con le istituzioni civili con reciproco riconoscimento di ruoli e diversità

• Oratorio/1: immagini riduttive

– E’ ridotto alla somma degli spazi di catechesi
– Si riduce ad essere il rifugio per la terza età
– E’ il luogo dove si buttano le ossa quando non si sa dove andare
– E’ il campo di calcio da affittare
– E’ ritenere che i muri cattolici siano autonomamente educativi dato che sono stati benedetti i mattoni alla posa della prima pietra.
– E’ lo spazio del “prima ci formiamo e poi andiamo”.
– E’ il luogo dove ci si abitua come al colore delle pareti.
– E’ supposta una selezione programmata o un accalappiamento manipolatorio.
– E’ l’ammissione pubblica della incapacità di offrire testimoni ed educatori.

• Oratorio/2: a quali condizioni

– Sia visto come un insieme di spazi di vita quotidiana orientati all’intercettazione della proposta cristiana.
– Ci siano volontà educative che dicono che i giovani sono accolti solo perché sono giovani.
– Si dia spazio al protagonismo giovanile e si amino le cose che piacciono ai giovani.
– Si offra ricerca culturale a tutto campo.
– Sia un vero spazio di approfondimento della vita cristiana.
– Offra la possibilità di spendersi per gli altri.

Oratorio: dove, come, quando

Definiamo oratorio come quel tessuto di relazioni educative
messe in atto da una comunità cristiana,
che si sviluppa in uno spazio che sta a metà tra la strada e la chiesa,
per aiutare il giovane a costruirsi una personalità umana e cristiana.
Per strada si intendono gli spazi della vita quotidiana
e per chiesa si intende il luogo della celebrazione liturgica.
L’oratorio non si riduce a registrare le povertà della strada,
né si dedica a ripetere le celebrazioni liturgiche.
Non è il prolungamento della sagrestia,
lo potrebbe essere se fosse solo la somma delle aule di catechismo;
né l’ampliamento della strada,
lo potrebbe essere se fosse solo un divertimentificio.
E’ lo spazio che la comunità cristiana si dà
per aiutare un giovane a costruirsi una personalità umana e cristiana.

Se l’oratorio è solo evangelizzazione è ridotto ai “duri e puri”, quelli cioè che accettano da subito un cammino di fede.
Se l’oratorio è solo comunità è ridotto ai “nostri”, ai bravi ragazzi delle nostre famiglie che frequentano la parrocchia è una setta chiusa in se stessa.
Se l’oratorio è solo cortile è ridotto a spazio di anarchia, abitato da chi si appropria del luogo e ne detta le leggi.

Ad oggi l’oratorio di Santa Teresa è aperto tutti i pomeriggi dal lunedì al sabato dalle 15.30 alle 19 con la presenza di un educatore stabile.
Mercoledì e venerdì: doposcuola
Giovedì: oratorio per i bambini delle elementari
Sabato: oratorio per i ragazzi delle medie
(in Chiesa Grande oratorio aperto al sabato per i bambini delle elementari)

4) Quali passi avanti possiamo fare perché sia uno spazio per aiutare un giovane a costruire una identità umana e cristiana?
5) Quali scelte concrete, senza onnipotenza (risolviamo tutto) né depressione (non siamo capaci di far niente) o pensiero magico  (risolverà tutto il prete giovane)?

Scandiano, 8 febbraio 2015

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