La preghiera del Padre Nostro

Proposta per la quaresima

La quaresima è un tempo di più intensa preghiera e per riscoprire il dono del battesimo, il nostro essere figli. Abbiamo pensato di farci accompagnare da un testo sulla preghiera del Padre nostro scritto da padre Matteo Munari, frate minore della nostra diocesi che risiede e insegna a Gerusalemme. Ogni settimana potremo riflettere su una frase della preghiera che Gesù ci ha insegnato. Ora ci lasciamo introdurre da queste parole.

Le parole che usiamo quando preghiamo dicono molto sulla nostra percezione di Dio e di noi stessi. Nella preghiera che Gesù ci ha insegnato, impariamo a pensare Dio come padre e a vedere noi  stessi come suoi figli. L’orazione del Padre Nostro è la preghiera di coloro che sanno di essere figli di Dio; quando Gesù ce la insegnò, ce la introdusse con queste parole: Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre  Nostro che sei nei cieli… (Mt 6,7-9).

Ogni uomo che prega, al di là della religione che professa, vive quotidianamente il pericolo della superficialità: tante parole, desiderio di finire presto, assenza del cuore. A volte rischiamo di vivere il tempo della nostra  preghiera come un momento di apnea, tratteniamo il respiro nell’attesa di risalire, come se ciò che vale davvero fosse altrove, come se la vita vera fosse in un altro tempo. Da questo rischio neppure i conventi e i monasteri sono esenti, al punto che a volte sui volti di coloro che vorremmo considerare “professionisti della contemplazione”, vediamo dipinte la tristezza e l’amarezza dell’ateismo. Perché? Forse proprio perché questo tipo di superficialità rende la nostra preghiera inefficace, non ci sentiamo ascoltati e la frustrazione che ne deriva allontana il nostro cuore da Dio. Gesù ci ha insegnato infatti che esiste una sorta di TFR (trattamento di fine rapporto) nella nostra relazione col Padre. I tre elementi che rendono la nostra preghiera inefficace, possono essere ricordati in questo modo:

T = Teatro. Se diventiamo attori (ipocriti) e recitiamo nel desiderio di essere notati dalla gente mentre preghiamo, non possiamo aspettarci che Dio ci ascolti perché abbiamo già ricevuto la nostra ricompensa da qualcun altro (Mt 6,5). Ognuno di noi è chiamato a scegliere: o cerchiamo l’attenzione di Dio o quella degli uomini.

F = Futilità. Se non ci rendiamo conto di essere di fronte all’Altissimo e per questo ci limitiamo a chiedere con molte parole cose che non hanno valore, non possiamo aspettarci di essere esauditi (Mt 6,7-8). Di fronte all’immensità di Dio ci si presenta chiedendo grandi cose.

R = Rancore. La nostra preghiera non verrà ascoltata se prima non abbiamo perdonato nel nostro  cuore i nostri fratelli (Mt 6,14-15). Gesù non ci ha proposto il perdono dei fratelli come un’opzione ma come condizione necessaria per essere esauditi.

In generale possiamo dire quindi che il nostro Padre in cielo desidera esaudirci, a noi tuttavia il compito di eliminare il TFR dalla nostra preghiera per poi vederne i frutti nella nostra vita. Dopo aver pregato, è bene infatti domandarsi cosa potrebbe succedere nel  caso in cui Dio ci ascolti e cosa accadrebbe invece se ci astenessimo dal pregare. Cosa cambierà nella nostra vita se il Padre celeste ci esaudirà quando diciamo “sia santificato il tuo nome” o che cosa succederà se ci asterremo dal dire “dacci oggi il nostro pane quotidiano”? Sai quello che chiedi? Gesù ci ha insegnato che quando chiediamo nella preghiera con fede lo otteniamo (Mt 21,22). La nostra fede cresce ogni volta che ci sentiamo ascoltati da Dio, ma se non sappiamo cosa abbiamo chiesto, come ci accorgeremo di essere stati esauditi? Molte volte non sappiamo quello che chiediamo. Grazie a Dio, Dio non esaudisce tutte le preghiere. Aumentando la consapevolezza della preghiera, cresce anche la sua efficacia e di conseguenza la fede di chi prega.

Per raggiungere questo obiettivo ho cercato di spiegare in modo conciso ognuna delle petizioni del Padre Nostro. Si tratta quindi di due gruppi di tre richieste, le prime si pregano con gli occhi rivolti al cielo e le seconde con gli occhi rivolti alla terra, le prime osano chiedere a Dio grandi cose e le seconde invocano  il suo soccorso alla nostra fragilità. Le prime sono la spada per attaccare e le seconde lo scudo per difendersi nel combattimento spirituale. Non leggerai allora una introduzione al Padre Nostro ma semplicemente uno strumento che potrà aiutarti a capire ciò che stai chiedendo.