La Proposta

Perché no?

Più di tre anni fa siamo partiti con i Gruppi della visitazione, cioè con dei piccoli gruppi di persone che si ritrovano circa ogni quindici giorni a casa di qualcuno per pregare e condividere il proprio cammino alla luce del Vangelo della domenica.

Al di là della forma o dello schema, che comunque ritengo ancora molto valido, mi convinco sempre di più che abbiamo tutti molto bisogno di ripartire da lì!

Se alla fine non ci diamo la possibilità di fermarci almeno ogni tanto per leggere insieme agli altri la nostra vita nella fede, per vedere dove e come si realizza il Vangelo o cosa ha da dire a me in questo periodo, difficilmente permettiamo al Signore di cambiarci e di essere una presenza viva per noi e per gli altri.

Lo so che la vita è piena, complicata e già molto ricca; che esistono tempi, modi e chiamate diverse a seconda delle tappe della vita; che la costanza soprattutto nella preghiera è molto difficile… ma se rinunciamo all’ascolto come possiamo essere persone che vivono la gioia della buona notizia?

Mi ha molto colpito quello che dice Papa Francesco in alcuni passaggi della sua ultima esortazione sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo “Gaudete et Exultate

  1. La comunità è chiamata a creare quello «spazio teologale in cui si può sperimentare la mistica presenza del Signore risorto».Condividere la Parola e celebrare insieme l’Eucaristia ci rende più fratelli e ci trasforma via via in comunità santa e missionaria.
  1. Nel silenzio è possibile discernere, alla luce dello Spirito, le vie di santità che il Signore ci propone. Diversamente, tutte le nostre decisioni potranno essere soltanto “decorazioni” che, invece di esaltare il Vangelo nella nostra vita, lo ricopriranno e lo soffocheranno. Per ogni discepolo è indispensabile stare con il Maestro, ascoltarlo, imparare da Lui, imparare sempre. Se non ascoltiamo, tutte le nostre parole saranno unicamente rumori che non servono a niente.
  1. […] Guarda la tua storia quando preghi e in essa troverai tanta misericordia. Nello stesso tempo questo alimenterà la tua consapevolezza del fatto che il Signore ti tiene nella sua memoria e non ti dimentica mai. Di conseguenza ha senso chiedergli di illuminare persino i piccoli dettagli della tua esistenza, che a Lui non sfuggono.
  1. La lettura orante della Parola di Dio, più dolce del miele (cfr Sal 119,103) e «spada a doppio taglio» (Eb 4,12), ci permette di rimanere in ascolto del Maestro affinché sia lampada per i nostri passi, luce sul nostro cammino (cfr Sal 119,105). […] La Parola ha in sé la forza per trasformare la vita».
  1. […] Occorre ricordare che il discernimento orante richiede di partire da una disposizione ad ascoltare: il Signore, gli altri, la realtà stessa che sempre ci interpella in nuovi modi. Solamente chi è disposto ad ascoltare ha la libertà di rinunciare al proprio punto di vista parziale e insufficiente, alle proprie abitudini, ai propri schemi. Così è realmente disponibile ad accogliere una chiamata che rompe le sue sicurezze ma che lo porta a una vita migliore, perché non basta che tutto vada bene, che tutto sia tranquillo. Può essere che Dio ci stia offrendo qualcosa di più, e nella nostra pigra distrazione non lo riconosciamo.

Se anche una sola di queste parole ti ha colpito, prova a chiederti se davvero non sia possibile dedicare un’ora ogni quindici giorni alla preghiera sulla Vangelo della domenica insieme ad un gruppetto di fratelli.

Questi poi possono diventare dei luoghi dove si respira, ci si rigenera, si matura il “pensiero di Dio”; luoghi dove invitare chi è in ricerca, chi è nella prova, chi non frequenta altri percorsi; luoghi dove (anche con “i soliti”) ci si può incontrare e crescere ad un livello più profondo.

Forse qualcuno pensa di non essere capace… invece si tratta di una cosa molto semplice e non per esperti; a volte può sembrare di aggiungere un impegno o anche di “perdere tempo”… invece succede che ne guadagniamo, perché siamo più grati, consapevoli, affidati e capaci di speranza, allora si vivono anche le altre cose con uno spirito diverso.

Chi vuole montare su può chiedere a chi si trova già o parlarne con altri per far nascere un nuovo gruppetto. Ovviamente siamo disponibili ad accompagnare questi inizi.

Grazie, don Paolo

 

GRUPPI DELLA VISITAZIONE

Ciò che proponiamo è uno strumento, un’opportunità; è una cosa possibile e non è certo una novità; è ciò che spesso trascuriamo e che invece pensiamo possa farci crescere.
Questo incontraci per pregare richiede la fiducia nella presenza del Signore in mezzo a noi (come ha promesso) e il desiderio di condividere con semplicità il nostro cammino.
Perché “gruppi della Visitazione”? Per fare come Maria e la cugina Elisabetta, che, quando si sono incontrate, hanno riconosciuto e condiviso ciò che il Signore aveva fatto per loro.

Alcune intuizioni dietro questa proposta

C’è bisogno di andare all’essenziale della fede: crescere nella conoscenza e nell’amore verso il Signore e tra di noi.

Abbiamo bisogno di essere aiutati a pregare e a conoscere il Vangelo per avere una lettura di fede di ciò che viviamo già: le relazioni, l’essere nel mondo, il tempo, il rapporto con i beni, i cambiamenti, le fatiche…

La Parola che ascoltiamo la domenica è già un pane sufficiente per la nostra vita spirituale, possiamo prepararci e nutrirci insieme.

Il pregare insieme unisce tanto e non è mai fine a se stesso, ma cambia il cuore e genera azione.

Davanti alla Parola siamo tutti “pari”, cioè tutti bisognosi di conversione e di consolazione; c’è bisogno di camminare insieme vincendo l’imbarazzo o l’individualismo rispetto alla fede e alle cose importanti della nostra vita.

La famiglia (chiesa domestica) in virtù del sacramento del matrimonio ha la missione di evangelizzare e può mettere a disposizione della comunità il dono dell’accoglienza aprendo la propria casa e invitando.

Di cosa si tratta?

Si tratta di organizzare spontaneamente dei piccoli gruppi di adulti che siano disposti a trovarsi a casa di qualcuno per pregare insieme.

È meglio fare gruppi piccoli (da 6 a massimo 12 persone) in modo che sia facile accogliersi, condividere e anche invitare man mano altre persone.

Ognuno è libero di organizzarsi con chi vuole: si può tenere come criterio quello dell’amicizia, della vicinanza, dell’accoglienza.

Questo modo di “far Chiesa in casa” è aperto a tutti: sposi, singoli, vedovi, separati, fidanzati, giovani e meno giovani.

Chi sceglie di partecipare è bene che lo faccia con una certa stabilità e nel desiderio di vivere ciò che qui è descritto.

Una volta individuata la sera migliore tenere una scadenza quindicinale (chi vuole settimanale)

Come testo da meditare terremo il Vangelo della domenica successiva.

Nei diversi gruppi si segue un metodo comune: sarà suggerito uno schema di preghiera e volta per volta del materiale per il commento.

Perché possa durare deve essere una cosa snella nelle modalità e nei tempi (entro l’ora).

Si tratta di un momento di preghiera e condivisione e non di chiacchiere o di discussione su dei temi
Ci vuole qualcuno che almeno all’inizio aiuti a seguire lo schema proposto e conduca la preghiera; questo incarico non deve essere per forza svolto sempre dalla stessa persona.

I sacerdoti possono essere invitati in un’ottica di condivisione di vocazioni e per aiutare a partire, ma non per fare da guide.

Possibili vantaggi:
Si dà concretamente spazio alla preghiera e alla Parola aiutandosi a ritagliare un certo tempo.
Si tenta di legare la preghiera alla vita: dalla Parola può e dovrebbe nascere uno stile di vita.
Si diventa più attenti alla vita quotidiana, al cammino degli altri e a ciò che ci capita.
Non ci si sente soli nel cammino di fede e di famiglie.
Ci si conosce più in profondità.
Si supera una certa ignoranza biblica.
Si diventa testimonianza per gli altri e per i più giovani.
Si crea un luogo dove potere accogliere chi desidera fare un cammino o si affaccia alla fede.
Può essere un momento per accompagnare e condividere nella preghiera (e non solo) certe situazioni difficili o di fragilità.
Dall’ascolto parola possono nascere delle intuizioni, delle proposte o delle scelte nel bene dei singoli, del gruppo e della stessa comunità parrocchiale.
Possono nascere delle intenzioni di preghiera o delle proposte per l’eucarestia domenicale.

Possibili rischi sui quali vigilare:
che non si riesca ad andare in profondità o a condividere il vissuto
che ci si perda in ciò che non c’entra
che diventino gruppi chiusi o autoreferenziali
che qualcuno monopolizzi l’incontro
che si manchi di costanza
che lo si viva come un impegno in più

Rapporto con la comunità:
È una proposta aperta a tutti.
La parrocchia nel resto delle sue proposte dovrà tenere presente questi percorsi e chi vi partecipa per evitare delle sovrapposizioni (sarebbe meglio in tal senso battezzare una serata per tutti)
I don si impegnano a seguire e promuovere la verifica di questa proposta e a fornire il materiale.
Questo percorso non è alternativo ad altri momenti di spiritualità, di formazione o aggregazione che saranno comunque proposti, cercando però di non appesantire il calendario.
L’eucarestia domenicale deve rimanere il riferimento centrale.
La comunità può chiedere a questi gruppi di pregare per certe intenzioni o eventualmente di riflettere alla luce della Parola su un certo tema per fare discernimento.
Si può fare una piccola liturgia di mandato per cominciare e una celebrazione di “chiusura” con un momento di verifica.

TRACCIA PER LA PREGHIERA NELLE CASE