FELLEGARA – S. Savino

La chiesa di San Savino s’innalza all’inizio del paese di Fellegara e si specchia nel canale di Reggio che, con ampia curva, quasi in un abbraccio di difesa, la stringe prima di dirigersi verso la città. Non è una costruzione antica, anche se centenaria. Risale infatti al 1906 su progetto del perito Pietro Ferrari e dell’ing. Venerio Zuccoli. La primitiva cappella era soggetta alla Pieve di Fogliano. Il primo nome di un rettore è Rodolfo, incorso nel 1152 in un’aspra disputa con l’arcidiacono Achille Tacoli, che aveva il diritto di giuspatronato sulla Pieve. Le sue risorse erano così povere che nel 1318 fu dispensata di pagare le decime. Passò sotto Scandiano quando si formò la nuova Pieve. La reggeva don Tomaso Ronconi, che nel 1497 entrò a far parte del Consorzio dei Preti. Dell’antica chiesa di San Savino nulla sappiamo se non la sua ubicazione. Era posta in un luogo ancora oggi chiamato “chiesa vecchia”, lontana dal paese, cresciuto sull’ampia curva dove l’antico alveo del Tresinaro fu deviato nel letto del Rioltorto per risanare la zona. Il problema non era del tutto risolto poichè nei periodi delle piogge, a volte, l’acqua straripava e, inondando la campagna, provocava gravissimi danni. I carpigiani allora nel 1519 costruirono nell’ansa del Tresinaro un muro a rinforzo degli argini.
La chiesa nel 1575 era vecchia e rovinata dalle continue inondazioni. Nel 1597 il vescovo impose al rettore vari interventi sull’altare maggiore, sul battistero, sulla facciata e nel cimitero. Non bastavano più i tamponamenti temporanei perché la chiesa “ minacciava rovina grande”.
Don Cristoforo Ardizzoni all’inizio del secolo XVII comprò il terreno vicino al paese e in poco tempo vi costruì la nuova chiesa. Nel realizzarla guardò più alle necessità pratiche che alla bellezza artistica. Era a navata unica col volto a botte, chiusa da una piccola abside semicircolare. Sui lati si aprivano due cappelline. La facciata a capanna aveva sopra l’architrave della porta una nicchia con la statua del titolare San Savino. Il buon parroco innalzò pure un piccolo campanile e accanto vi costruì la canonica.
Il codice Marliani del 1663 la ritenne erroneamente “antiqua” e “reformata”, mentre aveva solo quarant’anni e di pianta nuova. Il Tresinaro dava ancora problemi. Intorno al 1695 le sue acque invasero Fellegara e raggiunsero l’altezza degli altari della chiesa parrocchiale. Per correre ai ripari e creare una maggior difesa furono rinforzati e alzati gli argini sulla strada del Cristo.

Nel 1752 lo stato della chiesa era in buono stato. Nel 1829 fu rifatto il coro ad opera di Gaetano Onfiani, mentre nel 1850 fu dipinto un nuovo gonfalone del Rosario dal sig. Margini di Modena. Ancora nel 1857 si eseguirono nuovi interventi alla struttura ecclesiale, un nuovo telaio e travaglio per le campane, fu ricostruita la canonica e si provvide la chiesa di una statua della Madonna di Giovanni Collina detto Graziani di Faenza (1859) e di un quadro di Maria Immacolata, opera del prof. Antonio Magnani di Cavriago (1862). Dopo tre secoli la chiesa era “cadente e ristretta”, ma anche malsana e umidissima per essere al di sotto del piano stradale. Nella primavera del 1905 don Annibale Baroni iniziò alacremente i lavori per rifare la nuova chiesa. Tutto procedeva bene e il lavoro era giunto a buon punto quando il 23 settembre si verificò un grave infortunio “per la rottura di una trave dell’impalcatura. Crollò gran parte della facciata e dei muri laterali. Il bilancio fu di due morti e alcuni feriti”. Ripresi i lavori, fu consacrata il 13 ottobre 1906 . La bella facciata presentava un prospetto tripartito con il portale archivoltato, il finestrone a bifora e il frontespizio superiore. L’interno era ad aula unica con volto a botte, suddivisa in sei cappelline. Il presbiterio con l’altare maggiore aveva ai lati le tribune e sullo sfondo il coro con il quadro antico del titolare San Savino. Sul fianco esterno svettava ancora l’antica torre con tre campane. La maggiore fusa nel 1739 e le due minori nel 1768 dai Bedeschi di San Ruffino.

Don Luigi Campanini, sacerdote d’azione e di preghiera, dovette intervenire nel 1911 sul tetto della chiesa e due anni dopo su una screpolatura sulla facciata e su vecchi pilastri. Durante l’anno 1914 costruì un locale uso ricreatorio, adiacente alle due camere della sacrestia, per spettacoli teatrali e intrattenimenti festosi. Nel 1922 con l’aiuto del Comune restaurò la sacrestia e l’anno dopo cominciò il restauro di tutti gli altari “con mense in cemento e colonne di marmo”, opere dello scultore scandianese Francesco Lodesani. Il 29 ottobre1933, dopo tre mesi di lavoro, fu inaugurato il nuovo campanile, opera progettata dall’ing. Stanislao Cagliari, tecnico comunale, e un armonioso concerto di campane. Durante i tristi giorni della guerra, il 9 dicembre 1942, arrivò la richiesta di ritiro delle campane. Nel 1943 don Campanini, dopo aver fatta tinteggiare la chiesa, con l’aiuto di alcune famiglie del paese, chiamò a decorarla il noto pittore reggiano Anselmo Govi, presente a Fellegara, dove era sfollato per motivi politici. I quadri delle varie composizioni sono di notevole pregio e bellezza. Dall’ancona absidale prorompe un San Savino benedicente, mentre nella volta del catino, seguendo le linee dell’architettura, si dilatano le immagine della Madonna Assunta e aeree colorazioni. Lungo le pareti le classiche figure un po’ statiche dei quattro evangelisti e a lato dell’ingresso di S. Agostino e S. Cecilia. La volta è un tripudio di linee e colori: il centro è occupato dal trionfo di San Savino, circondato dalla gloria dell’Eucarestia, dalla raffigurazione delle virtù cardinali e in piccoli riquadri chiaroscuri i Sette Sacramenti. A lato del presbiterio Govi ha rappresentato due momenti significativi della vita di S. Savino: a sinistra il miracolo dell’acqua, dove San Savino, attorniato dal suo popolo, con accorata preghiera ferma le acque del Po, che stanno allagando la città di Piacenza e a destra San Savino presiede con autorevolezza il Concilio di Antiochia, convocato per combattere le eresie di Ario. I quadri rivelano un disegno impeccabile e perfezione della forma, una vivacità cromatica ed esuberanza di colore.
Don Campanini per completare l’opera impreziosì le finestre con artistiche vetrate del prof. Rodolfo Fanfani di Firenze. In coro sono rappresentati San Giuseppe e Sant’Antonio abate, mentre nella bifora sopra l’ingresso San Luigi e San Savino.
Il 9 settembre 1951 un nuovo concerto di cinque campane, fuse dalla ditta Paolo Capanni di Castelnuovo Monti, suonò festoso sul campanile.
La chiesa di Fellegara racchiude un piccolo tesoro d’arte.