CHIOZZA – S. Giacomo

Chiozza, “ celebre nella letteratura palentologica nazionale e internazionale”, è tutta stretta attorno alla sua chiesa e s’adagia su una piana ai piedi del Brolo, un ampio terrazzo che fa da contrafforte alle colline scandianesi.
La tradizione colloca la prima chiesetta in un luogo detto anticamente “Le fontane”, circa all’altezza della cantina Bertolani. Mancano però i riscontri storici.

La prima metà del secolo XIII segnò l’inizio della vita parrocchiale della nostra chiesetta. Un antico documento del 1228 ci consegna il primo nome di un rettore, “Dompnus Paganus presbiter Cloze”.

Nel 1302 è nominata come cappella dipendente dalla Pieve di Castellarano. Forse agli inizi del 1500 fu costruita la nuova chiesa al centro del paese, trasformando, secondo una tradizione, l’Oratorio della famiglia Zanni. Il 28 aprile 1517 la parrocchia fu unita alla chiesa e al convento dei Padri Servi di Maria della Crocetta. Il primo rettore “servita” di Chiozza fu Fra Lazzaro Carnola, che nel 1543 si ritrovava ancora con una chiesa  “ di nuova costruzione, non ancora intonacata né sbiancata”, per altare aveva una tavola di legno su due pali, era senza tabernacolo ed era sempre aperta. La campana era appesa a due legni”.
Con la conclusione dei lavori al convento della Crocetta, migliorarono in parte anche le condizioni della chiesa di Chiozza. Nel 1594 aveva finalmente un tabernacolo nuovo, ma rimanevano da restaurare le pareti della chiesa in diverse parti, in sacrestia bisognava fare il pavimento, sulla facciata della chiesa andava dipinta l’immagine di S. Giacomo.  Nel1628 la chiesa era stata rinnovata e arricchita di due altari laterali.
La pianta del Codice Marliani del 1663 ci mostra la chiesa con quattro cappelle laterali e sui lati opposti del  presbiterio la torre campanaria con due campane e la sacrestia. L’altare maggiore era racchiuso in un piccolo coro, volto ad oriente.
La chiesa nel 1752 era così descritta:“Haec ecclesia est arcuata et tota dealbata, sufficientis structurae “.

Il duca Francesco III, nel 1769, istigato dal suo ministro Felice Bianchi, fece chiudere il convento dei serviti scandianesi e ordinò ai frati di andarsene entro il termine di tre giorni. Recuperati i suoi beni, la chiesa di Chiozza ritornò di libera collazione. La Via Crucis fu eretta il 6 settembre 1788. Intorno al 1825 furono costruite dalle fondamenta altre due cappelle e intonacata e dipinta la facciata “a disegni architettonici” da un Talami di Scandiano.
Don Domenico Taddei nel 1837 edificò un’ampia e comoda canonica su disegno gratuito dell’ing. Ercole Vecchi. Una sala era stata affrescata dall’ebreo De Gobbi, che dipinse anche la cantoria della chiesa. Acquistò nel 1839 un organo dalla ditta bolognese Mazzetti. Nello stesso anno fece ridisegnare dal capomastro Natale Figni l’ancòna della cappella della Addolorata, mentre gli ornati a chiaroscuro e le indorature da Giuseppe Zannoni, discepolo dello scenografo Carnevali. Terminata, nel 1840, vi fu collocata, la nuova Immagine di Maria SS.ma Addolorata, opera dell’artista Del Rio di San Pellegrino.

Don Terenziano Chierici continuò l’opera di risanamento dell’impianto ecclesiale. Riparò il tetto nel 1860 e rifece le finestre più luminose e in forma diversa con nuovi telai, mentre nel 1871 ripavimentò la chiesa e la ripulì. Don Terenziano nel 1880 comprò un nuovo concerto di quattro campane, fuse dalla ditta De Poli di Vittorio Veneto e collocate nella cella campanaria terminata a forma di piramide. La chiesa nel 1896 fu colorata e dipinta e la facciata rifatta “in rilievo di muratura”, disegno dell’arch.  A. Prandi di Reggio, eseguito dal capomastro Regnani Flaminio di Arceto. Il Comune nel 1914 intervenne nel restauro esterno della chiesa, riparando “ tetto, grondaie e coloritura e rinnovando due piani del campanile.
Dopo il Concilio Vaticano II fu rinnovato tutto il presbiterio, adattandolo alla nuova liturgia, mentre la chiesa fu dipinta da un pittore di Cavriago con interessanti fregi decorativi, cartigli con iscrizioni evangeliche e medaglioni con scene sacre.
La facciata in forma tripartita è scandita da lesene che sorreggono il frontespizio e racchiudono la porta d’ingresso con sopra un oculo semicircolare. L’interno è a navata unica in ordine dorico con quattro cappelle laterali, ornate di pregevoli quadri. Il presbiterio a forma rotonda è occupata dal coro in legno e l’ancona con il quadro del titolare San Giacomo, la Concezione di Maria Vergine e Sant’Anna.