La Fede che incontra il dolore. Don Filippo Capotorto

Alcuni spunti dall’intervento di don Filippo Capotorto a Chiozza

In occasione della sagra di “Maria addolorata”, la parrocchia di Chiozza ha organizzato una serata con don Filippo (superiore della Congregazione mariana della Case della carità) sul tema della sofferenza dal titolo: “Dio soffre con noi? Dio si offre con noi? La fede che incontra il dolore”.

Don Filippo ci ha condotto in un itinerario sapienziale attraverso la Parola iniziando la riflessione dal passo evangelico di Maria sotto la croce (Gv 19,25-27). Le parole “di gloria” che Maria aveva ascoltato da parte dall’Angelo nell’Annunciazione si realizzano attraverso percorsi impensati, si trasformano in Parole di Vita che la accompagnano fino alla Croce. Maria ha accettato la realtà della vita (fin sotto la croce) e ha lasciato che la realtà e la Parola “frantumassero” le sue aspettative, lacerassero la sua vita. Maria si è lasciata “sprogrammare”. Dio infatti è presente nella Parola e in ciò che accade, più che nelle nostre idee. Maria però ha continuato a credere alle parole dell’Angelo nel cammino che la porta sotto alla Croce… non tutti riescono in questo cammino fino in fondo, Pietro per esempio non riuscirà se non dopo la Risurrezione…

Quello di Maria non è stato un dolore sterile o fine a se stesso, ma piuttosto il dolore di un parto. Da questo inaspettato e tragico cambio di programma è tornata ad essere madre ad essere feconda  (“Donna, ecco tuo figlio”). La sofferenza dunque ci porta a frantumare i nostri desideri, ma ciò che ne deriva è la vita.

L’altro testo biblico che ha ispirato la meditazione di don Filippo è il brano della resurrezione di Lazzaro (Gv 11,1-44). Gesù, quando riceve la notizia della grave malattia dell’amico, sceglie di non partire immediatamente, ma aspetta due giorni. Questa attesa non è segno di indifferenza, ma il modo che Gesù utilizza per far comprendere che al centro non c’è la malattia o la guarigione, ma la relazione con lui. Il messaggio di Gesù è quindi che qualsiasi tipo di problema ci troviamo ad affrontare Lui sarà con noi. Non è il tipo di malattia/tragedia/problema che deve avere il primato, ma la relazione con Gesù che vuole legare la sua vita a quella di ciascuno di noi e ci chiede se anche noi vogliamo legarci a Lui.

Quando Gesù incontra le sorelle si sente dire: “se tu fossi stato qui…”. Che tipo di relazione stabiliamo con il Signore? Una relazione padre-figlio in cui chiediamo di realizzare i nostri desideri? Oppure una relazione sponsale in cui l’altro non ti assicura la soluzione dei problemi, ma ti promette di esserci? Cerco un Dio che mi risolva i problemi o cerco un Dio che sia con me nei problemi? “Io sarò con te qualsiasi cosa accada… io sono colui che desidera legare con te la mia vita per sempre… la nostra vita sarà relazione per sempre”.

Ad un certo punto Marta ricorda a Gesù che Lazzaro è lì da 4 giorni e “manda già cattivo odore “. La malattia sofferenza “emana cattivo odore” e intontisce, rischia di far perdere il contatto con Dio e con la realtà. Stare vicino alla sofferenza significa non negare che si sente questo “cattivo odore”, ma cercare un modo per non rimanerne storditi. Il rischio è di non voler starci davanti e desiderare di metterci una pietra sopra. Gesù ci mostra che la relazione con Lui e con i fratelli è ciò che ci permette di non subire gli effetti negativi di questa “puzza”. La comunità, l’essere insieme ad affrontare la sofferenza è un aiuto importante per non rimanerne soffocati. Al tempo stesso la comunità riesce a trovare la propria identità (esser fratelli accomunati dalla relazione con Gesù) proprio stando insieme vicino alla sofferenza.

Non una comunità che ha la presunzione di risolvere, ma che condivide, questa è la nostra vera “competenza”. Rimanere insieme per rimanere con Lui. Il nostro compito è soprattutto contemplativo: pregare con te e pregare insieme per te.

Possiamo allora riconciliarci con la morte, perché ciò che ci rende vivi è la relazione. La morte non è l’ultima parola.

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