Vivere la Quaresima: Ritornate a me con tutto il cuore

Con queste parole comincia la quaresima; all’origine del cammino quaresimale ci sta la convocazione e la chiamata del Signore. È il Signore che vuole usare misericordia, è il Signore che vuole rinnovare la nostra vita con la forza del suo perdono e della sua grazia. E noi ci lasciamo chiamare, ci lasciamo invitare, e ci mettiamo in cammino in risposta alla sua Parola.
Solo nella convinzione che Dio è ricco di misericordia e di perdono possiamo metterci in atteggiamento di conversione. È l’amore di Dio che ci attira, che ci permette di vergognarci dei nostri egoismi, delle nostre incoerenze, senza cadere nell’avvilimento. Il nostro ritorno è, non solo, accettato da Dio, ma sollecitato, cercato, favorito, desiderato; appunto come il “padre del figlio prodigo” che gli corre incontro appena lo intravede da lontano.

Il cammino quaresimale è un tempo di gioia. Certamente la Quaresima è un tempo di penitenza, di confessione lucida e dolorosa del nostro peccato, ma è soprattutto un cammino di Conversione, e quindi di avvicinamento a Dio. E chiaramente deve esserci gioia nella prospettiva di uscire dalla meschinità del nostro egoismo, e di aprire il cuore a Dio, agli altri e alla vita.
Quello che stiamo vivendo (come dice S.Paolo) «è il momento favorevole è il giorno della salvezza».
E sarebbe da sciocchi non approfittare del “tempo”, lasciare che la nostra vita intristisca nelle vecchie abitudini, nelle sue schiavitù, quando c’è offerto il dono della grazia e della libertà.

Ma come dobbiamo fare?
a) Il primo passo mi sembra che sia il riconoscimento sincero che abbiamo bisogno di conversione.
E qui dobbiamo essere abbastanza onesti da non barare al gioco.
Se vogliamo che la Quaresima faccia effetto, dobbiamo smettere di distribuire colpe, e dobbiamo riconoscere invece di essere noi peccatori. Ci siamo dentro tutti e, oso dire per fortuna, perché così nessuno può accusare gli altri, e tutti possiamo sperimentare insieme la infinita misericordia di Dio.

b) Cominciamo con l’ascolto più abbondante, attento e affettuoso della sua Parola.
Dio ci ha parlato nel suo Figlio, e la parola del suo Figlio ci è accessibile attraverso tutte le parole del Vangelo e della Bibbia.
Non possiamo trascurare questo impegno quaresimale. È attraverso la parola che si stringono i legami più veri tra le persone. È nella parola che una persona si fa conoscere nella sua intimità e crea comunione con gli altri. Lo stesso avviene quando ascoltiamo con fiducia e amore la Parola di Dio.
Non ci basta la Bibbia come fonte di nozioni su Dio. Abbiamo bisogno della Bibbia come luogo dell’incontro di amicizia con il Signore.
Dunque, ci impegniamo a rinnovare l’impegno dell’ascolto quotidiano della Parola.

c) Collegata con l’esperienza dell’ascolto della Parola è chiaramente la preghiera.
Ascolto e preghiera si sostengono, si nutrono, si arricchiscono a vicenda. Proprio perché siamo realmente figli di Dio, abbiamo il diritto di pregare, il diritto di fare arrivare a Lui, a Dio stesso, la nostra voce.
La preghiera è un dovere, ma innanzitutto è una consolazione. Dice che siamo creature bisognose, ma prima ancora dice che siamo figli amati e presi in seria considerazione da Dio. Attraverso la preghiera si conferma in noi la percezione che non siamo soli, ma che c’è un volto e un cuore attento alle nostre parole, ai nostri sentimenti e desideri. Per questo pregare è un dono.
La Quaresima è un momento particolarmente opportuno per dare tempo alla preghiera, per recuperare in noi stessi l’esperienza gioiosa e liberante del silenzio. Sono troppe le parole che ascoltiamo, e spesso sono “parole gridate”, che non illuminano il cuore ma che lo confondono, che non costruiscono ponti ma generano sospetti e critiche amare. Ci serve un tempo di disintossicazione mentale, di calma dei sentimenti. Tutti devono avere i tempi della preghiera: il mattino, la sera, e i pasti.

d) Ma un cammino quaresimale non sarebbe tale se non ponesse al centro la Carità. Amare è la abilità più importante che l’uomo possa acquisire nella sua vita. Imparare ad accogliere il volto dell’altro, di ogni altro, con simpatia. Non è cosa spontanea. “Spontaneo”, è guardare con simpatia chi ci ha fatto del bene. Ma incontrare ogni volto con affetto è un’arte che si impara con l’applicazione e la perseveranza.
La Quaresima è una opportunità grande di purificare lo sguardo con cui vediamo gli atri: che non sia l’occhio della gelosia e dell’invidia, dell’inimicizia o della concorrenza; ma l’occhio amico che sa vedere nel profondo del cuore, che sa mettersi nei panni degli altri, intuire le loro preoccupazioni, capire le loro esigenze, offrire una presenza di pazienza e di ascolto.

Faccio un programma di impegno di conversione

È importante stabilire un programma di vita, non per sentirci più bravi o più a posto, ma come espressione concreta del desiderio di ritornare al Signore, di essere suoi discepoli, nella fiducia che lì sta la vera gioia. La Quaresima la fa il Signore con la sua Parola e la sua grazia, ma noi possiamo creare le condizioni perché questa trovi spazio nella nostra vita. Senza essere generici e guardando a ciò che ti fa bene poche cose da tenere presenti in questi 40 giorni come inizio di un cammino di conversione. Qui ci sono solo alcuni suggerimenti; ciascuno si conosce e c’è spazio per la fantasia… l’importante è essere concreti e magari fissare questi propositi scrivendoli.

Quale impegno potrei prendermi tra questi riguardo alla preghiera?
– riprendere a ricordarmi di Dio quando mi alzo con un segno di croce, prima di mangiare rendendo grazie e alla sera ritagliandomi uno spazio di dialogo
– partecipare con fedeltà e attenzione alla Messa la domenica
– leggere il Vangelo del giorno (sottolineando magari ciò che mi colpisce)
– partecipare ad una messa infrasettimanale o ritagliarmi un tempo di preghiera settimanale più disteso
– partecipare alla preghiera sulle letture della domenica che si fa in alcune famiglie
– proporre in famiglia una piccola preghiera fatta insieme
– dire il rosario
– partecipare ad un’iniziativa di preghiera proposta dalla comunità

Quale impegno potrei prendermi tra questi riguardo al digiuno?
– privarmi di qualcosa che mi piace per ricordarmi che questo è un tempo particolare, offrendo questa rinuncia per il bene di qualcuno, per una situazione che ho nel cuore o per la propria conversione
– farmi un programma quotidiano in modo da non sprecare il mio tempo
– rinunciare a certi programmi televisivi stupidi o volgari
– spegnere la televisione mentre mangiamo
– essere attento all’uso dei soldi e generoso nelle mie cose
– non sprecare mai il cibo
– essere gioiosi (come raccomanda Gesù) mentre si rinuncia a qualcosa

Quale impegno potrei prendermi tra questi riguardo alla carità?
– riprendere a salutare le persone con cui ho un po’ rotto i ponti
– essere attento a non ferire con il mio modo di fare e di parlare
– dare più spazio alle relazioni pensando chi posso avvicinare o rincontrare
– farsi più vicino alle persone che conosco che soffrono per qualche motivo
– praticare l’accoglienza e l’ospitalità in famiglia
– preoccuparsi di chi è più trascurato o escluso
– impegnarsi per creare relazioni di comunione lì dove siamo
– non pensare male e non parlare male degli altri
– sopportare con pazienza le persone con cui faccio fatica
– trattare bene quelli di casa mia
– dire la verità con carità
– chiedersi spesso di fronte alle situazioni o rispetto alle nostre reazioni come farebbe Gesù

Cerchiamo anche in questi giorni di prepararci bene e di vivere con un sincero pentimento il sacramento della penitenza (confessione). È meglio confessarsi all’inizio (o anche all’inizio) della Quaresima per vedere insieme al sacerdote quale cammino sono chiamato a fare e per avere la forza dello Spirito Santo per compierlo.

Quello che stiamo vivendo (come dice S.Paolo) «è il momento favorevole è il giorno della salvezza».
E sarebbe da sciocchi non approfittare del “tempo”, lasciare che la nostra vita intristisca nelle vecchie abitudini, nelle sue schiavitù, quando c’è offerto il dono di una gioia più grande, della grazia e della libertà.