Pensiero sulle letture del 27 marzo

Prima Lettura

Dal libro della Sapienza ( Sap 2,1a.12–22)
Dicono [gli empi] fra loro sragionando:
«Tendiamo insidie al giusto, che per noi è d’incomodo
e si oppone alle nostre azioni;
ci rimprovera le colpe contro la legge
e ci rinfaccia le trasgressioni contro l’educazione ricevuta.
Proclama di possedere la conoscenza di Dio
e chiama se stesso figlio del Signore.
È diventato per noi una condanna dei nostri pensieri;
ci è insopportabile solo al vederlo,
perché la sua vita non è come quella degli altri,
e del tutto diverse sono le sue strade.
Siamo stati considerati da lui moneta falsa,
e si tiene lontano dalle nostre vie come da cose impure.
Proclama beata la sorte finale dei giusti
e si vanta di avere Dio per padre.
Vediamo se le sue parole sono vere,
consideriamo ciò che gli accadrà alla fine.
Se infatti il giusto è figlio di Dio, egli verrà in suo aiuto
e lo libererà dalle mani dei suoi avversari.
Mettiamolo alla prova con violenze e tormenti,
per conoscere la sua mitezza
e saggiare il suo spirito di sopportazione.
Condanniamolo a una morte infamante,
perché, secondo le sue parole, il soccorso gli verrà».
Hanno pensato così, ma si sono sbagliati;
la loro malizia li ha accecati.
Non conoscono i misteriosi segreti di Dio,
non sperano ricompensa per la rettitudine
né credono a un premio per una vita irreprensibile.

Salmo Responsoriale

Sal 33
Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato

Il volto del Signore contro i malfattori,
per eliminarne dalla terra il ricordo.
Gridano i giusti e il Signore li ascolta,
li libera da tutte le loro angosce.

Il Signore è vicino a chi ha il cuore spezzato,
egli salva gli spiriti affranti.
Molti sono i mali del giusto,
ma da tutti lo libera il Signore.

Custodisce tutte le sue ossa:
neppure uno sarà spezzato.
Il Signore riscatta la vita dei suoi servi;
non sarà condannato chi in lui si rifugia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 7,1-2.10.25-30)
In quel tempo, Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo.
Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.
Alcuni abitanti di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, eppure non gli dicono nulla. I capi hanno forse riconosciuto davvero che egli è il Cristo? Ma costui sappiamo di dov’è; il Cristo invece, quando verrà, nessuno saprà di dove sia».
Gesù allora, mentre insegnava nel tempio, esclamò: «Certo, voi mi conoscete e sapete di dove sono. Eppure non sono venuto da me stesso, ma chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato».
Cercarono allora di arrestarlo, ma nessuno riuscì a mettere le mani su di lui, perché non era ancora giunta la sua ora.

 

Fa impressione leggere la prima lettura (un testo scritto diverse decine di anni prima di Cristo) pensando alla vicenda di Gesù: c’è una corrispondenza incredibile. Davvero sentiamo nelle letture di questi giorni come il cerchio attorno a lui cominci a stringersi, l’astio e il fastidio crescano, e così anche il tentativo di metterlo con le spalle al muro. Ma perché? Perché la vita di un uomo giusto si incontra sempre con la persecuzione? Perché la sua vita senza volerlo è un giudizio sulla mia, perché la luce dà fastidio a chi ha qualcosa che non vuol vedere o far vedere, perché vogliamo capire fino dove ci è o ci fa, perché rompe un ordine e quindi un potere.
La cosa però che colpisce è che, mentre nella prima lettura sono i trasgressori della legge che reagiscono di fronte alla vita irreprensibile di qualche giusto, nel Vangelo sono proprio coloro che si ritengono giusti a non riuscire a stare di fronte alla bellezza, alla libertà e alla novità degli atteggiamenti di Gesù.
Un giorno mi trovavo alla scuola materna per parlare della Pasqua e un bimbo mi chiese a bruciapelo: perché hanno messo i chiodi a Gesù? Non ho saputo rispondere altro che questo: “perché era molto buono”… spero non ne abbia tratto conclusioni sbagliate! Ma è così: la vita di Gesù è stata così buona, che era ed è una provocazione costante. Alla fine la domanda di quel bimbo non è lontana dal tormento del grande inquisitore nei Fratelli Karamazov quando dice: “Vi sono tre forze, tre sole forze sulla Terra in grado di vincere e incatenare per sempre la coscienza di questi esseri miseri e ribelli, per garantire loro la felicità: il miracolo, il mistero e l’autorità. Tu rifiutasti la prima, la seconda e la terza, dando così l’esempio […] Tu non scendesti dalla croce quando, per schernirti e per deriderti, ti gridavano: “Scendi dalla croce e allora crederemo che sei tu”. Tu non scendesti perché ancora una volta non volesti rendere schiavo l’uomo con un miracolo e bramavi una fede libera, non fondata sul miracolo. Bramavi un amore libero e non il servile fervore di uno schiavo dinanzi al potente che l’atterisce per sempre. Ma anche qui tu hai tenuto troppo in conto gli uomini poiché essi sono di certo degli schiavi… Gesù però non la pensa così.

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