Pensiero sulle letture del 13 giugno

Prima Lettura

Dal primo libro dei Re (1Re 19,19-21)
In quei giorni, Elìa, [disceso dal monte di Dio, l’Oreb] trovò Elisèo, figlio di Safat. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il dodicesimo.
Elìa, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quello lasciò i buoi e corse dietro a Elìa, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elìa disse: «Va’ e torna, perché sai che cosa ho fatto per te».
Allontanatosi da lui, Elisèo prese un paio di buoi e li uccise; con la legna del giogo dei buoi fece cuocere la carne e la diede al popolo, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elìa, entrando al suo servizio.

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 15
Tu sei, Signore, mia parte di eredità. Oppure. Sei tu, Signore, l’unico mio bene

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.

Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.

Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa..

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno».
 
Nel capitolo 5 di Matteo, dopo il discorso delle Beatitudini, Gesù interpreta 5 precetti dalla legge dell’Antico Testamento: oggi ci siamo messi in ascolto del terzo.
Ricordiamo la cornice in cui ci collochiamo. All’inizio al versetto 17 Gesù dice:
“Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento”. Alla fine al versetto 48 dice: “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”.
Questi commenti di Gesù alla legge vanno quindi letti come un compimento nuovo delle parole antiche e come la via che ci conduce alla nostra vera identità: essere come il Padre.
Oggi Gesù riprende il precetto che riguarda il giuramento, invitando i suoi discepoli a non giurare affatto. Il giuramento è strettamente legato all’uso della parola, ai discorsi con cui generiamo e coltiviamo relazioni.
Perché giurare quando parliamo con qualcuno?
Perché ci troviamo nella situazione di dover convincere chi abbiamo davanti?
Perché c’è questa necessità di provare la verità delle parole che diciamo?
Come mai l’umanità è arrivata a questo punto?
L’uomo cerca il vero, il bello e il buono, perché Dio ci ha fatti bene e per il bene. L’unica strategia del Maligno per portarci fuori strada è quella di confonderci attraverso la menzogna e il sospetto verso l’A/altro (Gen 3). Se ci pensiamo è proprio a partire dal sospetto e dal timore che la relazione sia contaminata dall’inganno che nasce il giuramento.
Come tornare alla nostra origine? Come ritrovare l’immagine di Dio impressa in noi?
Usiamo le parole con intelligenza: spogliamo i nostri dialoghi da tutte quelle parole che si allontanano dalla verità, che sanno di giustificazione come se fossimo perennemente sotto processo, come se dovessimo difenderci dall’A/altro che ci fa paura.
Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no.
Questa è la grande libertà che desideri per noi, grazie Signore.
 

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