AVVENTO 2023

Il tempo di Avvento ci educa sapientemente a quella dimensione così importante e bella della vita che è l’attesa. Un’attesa non lasciata nel vuoto dell’accadere delle cose che può assumere anche i colori cupi dell’angoscia, ma quella che volge lo sguardo a un Bene che ci raggiunge e vuole metterci nella condizione di poterlo accogliere. Noi cristiani la chiamiamo Speranza: parola bellissima che ci protrae il cuore e la mente verso una meta che a noi già si fa prossima.
La proposta di questo libretto per l’Avvento per la Pieve rientra benissimo in questo contesto e l’inserimento dei riferimenti al Sinodo che la Chiesa ha intrapreso è un arricchimento da non tralasciare. Sì perché – comunque uno possa vedere le cose – questo Sinodo porta in sé il germe della Speranza.
Papa Francesco ne aveva dato l’annuncio il 7 marzo 2020. C’è stata una prima fase che si è svolta nelle singole Diocesi, tra il 2021 e il 2023. Quindi, nell’ottobre di quest’anno si è svolta la seconda fase – cosiddetta continentale – che ha visto la partecipazione rappresentativa a larghissimo raggio di tutto il popolo di Dio. Poi è prevista la terza fase che si concluderà nel 2025.
Fin dal suo “progetto”, questo Sinodo porta con sé una novità di non poco conto. Non si tratta solo di rispondere ad un’indicazione di approfondimento di un tema che il Concilio Vaticano II aveva richiesto come sua continuità alle Chiese locali e alla Chiesa universale, ma di apprendere anche un metodo che si coglie già dal titolo del Sinodo stesso: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. “Sinodo” ci parla di un evento. “Sinodalità” ci parla di uno stile. Un evento si chiude in tutti i modi in se stesso. Uno stile invece si prolunga nel tempo, consente di affrontare tutte le ampie tematiche ecclesiali e non solo queste e di conservare l’attualità di quell’evento che lo ha generato.
Sinodalità è la parola chiave della prospettiva ecclesiologica di papa Francesco, guidata da questa convinzione: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio. […] Una Chiesa sinodale è come vessillo innalzato tra le nazioni (cfr Is 11,12) in un mondo che […] consegna spesso il destino di intere popolazioni nelle mani avide di ristretti gruppi di potere. Come Chiesa che “cammina insieme” agli uomini, partecipe dei travagli della storia, coltiviamo il sogno che la riscoperta della dignità inviolabile dei popoli e della funzione di servizio dell’autorità potranno aiutare anche la società civile a edificarsi nella giustizia e nella fraternità». (Discorso per la commemorazione del 50mo anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi).
Ci fa bene a riguardo di tutto questo rileggere alcuni passaggi dell’omelia del Papa (4 ottobre 2023) in occasione dell’apertura di questo incontro sinodale.
“… siamo qui […] per camminare insieme con lo sguardo di Gesù, che benedice il Padre e accoglie quanti sono affaticati e oppressi. Partiamo dunque dallo sguardo di Gesù, che è uno sguardo benedicente e accogliente. Vediamo il primo aspetto: uno sguardo benedicente. […] Questo sguardo benedicente del Signore invita anche noi a essere una Chiesa che, con animo lieto, contempla l’azione di Dio e discerne il presente. E che, fra le onde talvolta agitate del nostro tempo, non si perde d’animo, non cerca scappatoie ideologiche, non si barrica dietro convinzioni acquisite, non cede a soluzioni di comodo, non si lascia dettare l’agenda dal mondo. Questa è la sapienza spirituale della Chiesa, sintetizzata con serenità da San Giovanni XXIII: «È necessario prima di tutto che la Chiesa non distolga mai gli occhi dal sacro patrimonio della verità ricevuto dagli antichi; ed insieme ha bisogno di guardare anche al presente, che ha comportato nuove situazioni e nuovi modi di vivere, ed ha aperto nuove vie all’apostolato» (Discorso per la solenne apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962). […] Infatti, come ha affermato Benedetto XVI proprio parlando a un’Assemblea sinodale, «la questione per noi è: Dio ha parlato, ha veramente rotto il grande silenzio, si è mostrato, ma come possiamo far arrivare questa realtà all’uomo di oggi, affinché diventi salvezza?» (Meditazione nella I Congregazione generale della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, 8 ottobre 2012). Questa è la domanda fondamentale.
[…] Dopo questo sguardo benedicente, contempliamo lo sguardo accogliente di Cristo. […] invita anche noi ad essere una Chiesa ospitale, non con le porte chiuse. In un tempo complesso come il nostro, emergono sfide culturali e pastorali nuove, che richiedono un atteggiamento interiore cordiale e gentile, per poterci confrontare senza paura. Nel dialogo sinodale, in questa bella “marcia nello Spirito Santo” che compiamo insieme come Popolo di Dio, possiamo crescere nell’unità e nell’amicizia con il Signore per guardare alle sfide di oggi con il suo sguardo; per diventare, usando una bella espressione di San Paolo VI, una Chiesa che «si fa colloquio» (Lett. enc. Ecclesiam suam, n. 67). I testi che accompagnano il sussidio per l’Avvento di quest’anno sono presi dalla Relazione di sintesi dei recenti lavori sinodali. E’ interessante notare anche la modalità di stesura che prevede l’annotazione di convergenze, questioni da affrontare e proposte, uscendo da dualismi infruttuosi di vario genere. Anche questo può far parte di uno stile col quale confrontarci anche nel nostro piccolo ecclesiale e familiare.
Ma tutto serve e porta frutto se le cose non le lasciamo a distanza le facciamo a noi prossime, come a noi prossimo si è fatto il mistero di Dio. Il Sinodo e la Sinodalità possono essere “bella cosa”, ma se restano “di altri” non portano frutti per noi. E’ nel nostro quotidiano che vanno celebrati: nelle reali intenzioni dell’ascolto, della possibilità data di esprimersi, nella reale umiltà di lasciare allo Spirito il protagonismo del bene e della verità.

 

Ti suggeriamo di prenderti ogni giorno un po’ di tempo per la preghiera, cercando il silenzio e la calma. Puoi creare un luogo in cui tenere una candela da accendere e un segno di fede (può essere un’immagine di Gesù).
Ti consigliamo di iniziare la preghiera con un segno di croce e uno degli inni riportati di seguito; di leggere con calma i testi; alla fine puoi prolungare la tua preghiera in modo spontaneo, concludendo con il Padre nostro, l’Ave Maria.
Al termine della preghiera puoi invocare su di te e sulle persone che hai a cuore la benedizione di Dio con le parole:        

Ci doni la sua pace e ci benedica Dio,
grande nell’amore,
che è Padre, Figlio e Spirito Santo
.

Quarta settimana di Avvento
Viene il Salvator sulla terra
nasce la speranza nei cuori,
brilla nella notte una luce,
presto nascerà un bambino;
dal deserto un grido
giunge fino a noi:
“Preparate i vostri cuori al Signore”.
  Suscita, Signore, la pace,
donaci il tuo regno d’amore,
vedano le genti la luce,
lodino il tuo nome per sempre.
La tua sposa attende,
con sincera fede,
che dal Cielo presto ritorni.

Lunedì 25 dicembre

Dal vangelo secondo Luca   (2,1-14)
In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città.
Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta.
Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.
C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore, ma l’angelo disse loro: «Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia».
E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e sulla terra pace agli uomini, che egli ama».

“Vi annuncio una grande gioia”: la felicità non è un’utopia, non è una chimera, un sogno: è possibile e anche vicina.
E sarà di tutto il popolo”: è una gioia possibile per tutti, anche per la persona più ferita. Ecco la chiave e la sorgente della felicità. È “Oggi vi è nato un Salvatore”. Dio è venuto a portare non solo il perdono del peccato di Adamo ed Eva ma molto di più; è venuto a portate se stesso, luce nel buio , fiamma nel freddo, amore dentro la cattiveria. E’ venuto a portare la sua stessa vita in noi. “ Gloria a Dio nel più alto nei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama”. La pace ci può essere, ci sarà di sicuro: I violenti la distruggono, anche adesso, ma la pace tornerà; è come la primavera che non si spaventa certamente se fa un inverno molto rigido. “Agli uomini che Egli ama”. Tutti così come siamo, buoni e meno buoni, amati per sempre.
Cosa colpisce…, nel mondo tutti vogliamo crescere, i bambini vogliono diventare uomini, gli uomini vogliono il potere, i più potenti bramano diventare re o addirittura dei. Solo Dio vuole essere bambino.
Buona notizia…, al tempo di Gesù i pastori rappresentavano una classe emarginata, disprezzata perché considerata impura dai farisei. Sono i primi a vedere Gesù e ad annunciarlo al mondo. Questo ci deve confortare.
Preghiamo il Signore perché possiamo portare ai fratelli il Natale quando rimaniamo in silenzio mentre ci parlano, quando tendiamo loro una mano con un sorriso, quando riconosciamo i nostri limiti e le nostre debolezze.


Proprio il Battesimo, che è al principio della sinodalità, costituisce anche il fondamento dell’ecumenismo. Attraverso di esso tutti i cristiani partecipano al sensus fidei e per questo vanno ascoltati con attenzione, indipendentemente dalla loro tradizione.

In non poche regioni del mondo c’è soprattutto l’ecumenismo del sangue: cristiani di appartenenze diverse che insieme danno la vita per la fede in Gesù Cristo. La testimonianza del loro martirio è più eloquente di ogni parola: l’unità viene dalla Croce del Signore.

 

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