QUARESIMA 2024

Ti doniamo questo sussidio sperando possa esserti di aiuto nella preghiera quotidiana.
É ormai tradizione che oltre al Vangelo, al commento e alle preghiere ci siano in queste pagine anche alcune righe tratte dal magistero del Papa.
Ci piacerebbe darci l’opportunità di approfondire un’esperienza centrale della vita cristiana, l’Eucarestia. A partire dal tempo di Pasqua, almeno nelle celebrazioni feriali, riprenderemo a fare la comunione sotto le due specie. Inoltre stiamo portando avanti nel gruppo di riflessione sulla liturgia una proposta che riguarda le messe feriali, affinchè possano essere celebrazioni vissute con un crescente senso comunitario, partendo dal pensare ad un calendario unico con la comunità dei frati Cappuccini con cui già c’è una fraterna collaborazione nelle messe domenicali.
Cogliamo l’occasione di questo sussidio e di questo tempo che ci prepara alla Pasqua per riprendere alcune catechesi di papa Francesco tenute tra il 2017 e il 2018 sulla Celebrazione Eucaristica.
Buon cammino!

COME PREGARE
Ti suggeriamo di prenderti ogni giorno un po’ di tempo per la preghiera, cercando il silenzio e la calma. Puoi creare un luogo in cui tenere una candela da accendere e un segno di fede (può essere un’immagine di Gesù).
Ti consigliamo di iniziare la preghiera con un segno di croce;
di leggere con calma i testi riportati;
alla fine puoi prolungare la tua preghiera in modo spontaneo,
concludendo con il Padre nostro, l’Ave Maria.
Al termine della preghiera puoi invocare su di te e sulle persone che hai a cuore la benedizione di Dio con le parole:
Ci doni la sua pace e ci benedica Dio, grande nell’amore, che è Padre, Figlio e Spirito Santo.
 

Sabato 30 marzo: Matteo 28,1-10

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba.
Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte.
L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».
Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli.
Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».

Leggendo questo passo del vangelo, ciò che mi salta subito all’occhio è quel “gran terremoto” con cui l’angelo compare presso il sepolcro. Lo vedo come un segno per farci capire che l’annuncio che sta per dare loro non è un messaggio qualsiasi, che arriva sussurrato nella quiete dell’alba, che non cambia nulla, che lascia tutto com’era prima: la resurrezione cambia tutto, è un terremoto che distrugge quella quiete. Così l’angelo dà l’annuncio e dice: “Non è qui. E’ risorto” e, poco dopo, “vi precede in Galilea”. Questa credo sia la grande buona notizia di questo Vangelo, che Gesù stesso ribadisce dopo l’angelo: “andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. La Galilea è dove il rapporto tra Gesù e i suoi apostoli ha avuto inizio e si è consolidato, è dove tutto è cominciato. La grande buona notizia è proprio questa: non dobbiamo andare a cercarLo in terre lontane, in posti sconosciuti, in chissà quali gesti sconsiderati e fuori dal comune che magari ci allontanano da lui, perché è risorto e ci precede in luoghi a noi ben più vicini e noti, come la nostra quotidianità, i nostri desideri, le azioni e le persone di tutti i giorni, i sacramenti, la fede come ci è stata trasmessa. Proprio questo cambio di prospettiva sulla nostra vita credo sia il nostro “gran terremoto” individuale.
Signore aiutaci a ricordare sempre che Tu sei risorto e a guardare la nostra vita alla luce della Tua resurrezione: perciò fa che possiamo imparare a non metterTi da parte relegandoti nel sepolcro, ma anzi a rivederTi in ciò che c’è di buono nella nostra vita e a capire cosa invece ci fa male e ci spinge a cercare risposte altrove, lontano da Te.

Dalla celebrazione alla vita, dunque, consapevoli che la Messa trova compimento nelle scelte concrete di chi si fa coinvolgere in prima persona nei misteri di Cristo. Non dobbiamo dimenticare che celebriamo l’Eucaristia per imparare a diventare uomini e donne eucaristici. Cosa significa questo? Significa lasciare agire Cristo nelle nostre opere: che i suoi pensieri siano i nostri pensieri, i suoi sentimenti i nostri, le sue scelte le nostre scelte. E questo è santità: fare come ha fatto Cristo è santità cristiana. Lo esprime con precisione san Paolo, parlando della propria assimilazione a Gesù, e dice così: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Questa è la testimonianza cristiana. L’esperienza di Paolo illumina anche noi: nella misura in cui mortifichiamo il nostro egoismo, cioè facciamo morire ciò che si oppone al Vangelo e all’amore di Gesù, si crea dentro di noi un maggiore spazio per la potenza del suo Spirito. I cristiani sono uomini e donne che si lasciano allargare l’anima con la forza dello Spirito Santo, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lasciatevi allargare l’anima! Non queste anime così strette e chiuse, piccole, egoiste, no! Anime larghe, anime grandi, con grandi orizzonti… Lasciatevi allargare l’anima con la forza dello Spirito, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo.
Poiché la presenza reale di Cristo nel Pane consacrato non termina con la Messa (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1374), l’Eucaristia viene custodita nel tabernacolo per la Comunione ai malati e per l’adorazione silenziosa del Signore nel Santissimo Sacramento; il culto eucaristico fuori della Messa, sia in forma privata che comunitaria, ci aiuta infatti a rimanere in Cristo (cfr ibid., 1378-1380).

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