SULLE STRADE DELL’ALBANIA

Una lettera di Suor Ines:  una Testimonianza di speranza e accoglienza

Ciao a tutti,

sono in Albania da più di 1 anno, non ho scritto molto, ma ho potuto guardare e ascoltare e poi occorre tempo per capire dove sei atterrata. Laç Vau Dejes, Diocesi di Sapa, Nord Albania. Sarà che Laç Vau Dejes ha soltanto una strada importante, ‘la pedonale’; sarà che mi è capitato di trovarmi in macchina di sera in una strada chiusa, non segnalata, con fossati a destra e sinistra senza illuminazione esterna e senza lo spazio per fare inversione; sarà che il vento e la pioggia hanno fatto crollare una strada con un ponte…: credo che la strada, la via (‘rruga’ o ‘udha’ in albanese), possa raccontare tanto.

“QUESTA E’ LA STRADA, PERCORRETELA” Il profeta Isaia con una Parola di questo Avvento mi aiuta a condividere qualche pensiero. Essere stata mandata in questa missione diocesana, con il mio bagaglio, in una terra vicina e lontana, facile da raggiungere ma anche misteriosa; è una distanza breve da attraversare ma ti porta in un altro mondo; in una periferia del mondo. Con tante diversità: di lingua (difficile da imparare forse per l’età), di storia (con tante oppressioni e altrettanti desideri di libertà), di tradizioni (differenti tra la zadrima-pianura e la mirdita-montagna), di natura (dura, bella e incontaminata), di panorami (con tramonti da incanto), di cibi (semplici e buoni…solo  quando non li cucino io!). E poi con una diversità di modi di pregare, di far festa, cantando e danzando, di pensare, di accogliere, di programmare. Tutto diverso e nuovo, bello e faticoso insieme, da conoscere, da rispettare, da incontrare e confrontare.

“APRIRO’ UNA STRADA NEL DESERTO” Percorrere questa strada e andare come straniera tra gente che in gran parte si fa straniera e migrante, che esce da questo paese per cercare lavoro e vita altrove; chi non ce la fa rimane, tra chi si ferma restano anche i più fragili, i più poveri. E noi qui con loro e per loro, con momenti affollati e con tempi di silenzio e solitudine. Andare e trovare strade nuove e inaspettate, ma anche strade non sempre larghe e agevoli, non sempre pianeggianti, con buche e rallentamenti necessari ma procedere con speranza. Andare e fidarsi di una promessa ripetuta più volte dalla Parola in questo Tempo di attesa: “non temere”, “aprirò una strada nel deserto”, “io trasformo in piano il terreno accidentato”, “io sono con te”. E poi “è una via che il popolo potrà percorrere” perché il cammino è sempre plurale, è fatto insieme, con chi vive in Casa con te, con la gente del popolo, soprattutto donne, che viene, con chi passa. Andare insieme dà respiro, apre orizzonti, ti arricchisce.

“STRADA FACENDO, ANNUNCIATE CHE IL REGNO DEI CIELI E’ VICINO” Ecco l’indicazione ‘stradale’ evangelica declinata ancora al plurale.. La Casa della Carità innestata in questa terra è una piccola strada, la Casa è bella, spaziosa, con intorno giardino e orto, ma il segno è piccolo, quasi invisibile, appena sussurrato anche se l’annuncio è stato ripetuto a più voci da oltre 12 anni. E’ una via piccola, per alcuni versi nuova dove chi è debole non è nascosto o messo ai margini ma posto nel mezzo, dove chi è ammalato può essere custodito da qualcuno della comunità, dal piccolo Pashk alla anziana Mrika, riconoscendo in loro germi di speranza per tutti.

Poi un’ultima sorpresa. Anche qui la strada all’improvviso si apre, si allarga e la Casa si rivela per quello che è qui e altrove: un incrocio di strade, un crocevia di incontri, quasi una piazza con una miniera di relazioni con amici, conoscenti, visitatori, intere famiglie, fratelli e sorelle di altre Congregazioni, tanti, tantissimi, provenienti dall’Italia e da altri Paesi. Passano, qualcuno si ferma e ci fa compagnia per un tempo. Anche questo sostiene i nostri passi e ti accorgi che seguire Gesù lungo la strada ti porta comunque lì, a ricevere e donare accoglienza, incontro, amicizia, fraternità. A tutti.

Buon Natale o come si dice qui Gezuar Krishtlindjet per shume vite, 

sr Ines