SETTIMANE COMUNITARIE in S. Teresa

 

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Settimane comunitarie in S. Teresa

 

In questi giorni di marzo passando da viale Europa vi sarete accorti che qualcosa è cambiato… finestre delle canonica aperta, luci accese, musica sparata già dal mattino…

Ebbene sì, dopo sei mesi riapre la canonica di S. Teresa. No, non pensate male… non ci siamo già stancati di vivere insieme noi tre preti… anzi.

Con la quaresima sono partite le settimane comunitarie dei ragazzi. Dove farle? Dai cappu, ad Albinea alta… no, in S. Teresa, proprio in canonica. Ed ecco che l’avventura è partita già a febbraio per organizzare bene gli spazi, andando a recuperare qua e là reti e materassi, tavoli e sedie…

Tre settimane, ognuna con un gruppo di ragazzi diversi con i loro educatori, con l’obiettivo di stare insieme, di fare gruppo, di crescere attraverso la vita insieme, nella semplicità, nella quotidianità, nella preghiera.

Ma perché proprio in S. Teresa? Perché questo luogo sta diventando il punto di rifermento dei giovani, e il desiderio è che la parrocchia possa diventare sempre più casa per i nostri ragazzi, e non solo un bel posto da take-away o dove svolgere un servizio.

Così siamo partiti, con coraggio e tanta voglia, e forse anche un po’ di inconsapevolezza.

Bello allora, come dicono in tanti, passare in questi giorni dalla chiesina e vedere le luci della canonica accese. Tutti lo aspettavamo!

Bello sì, ma penso possa essere altrettanto bello e stimolante non fermarsi qua, ma chiedersi cosa possa significare per noi adulti, per noi comunità, avere dei giovani che abitano questa casa, che provano a sperimentare una vita insieme e desiderano condividere la propria interiorità?

Forse attraverso questa esperienza ci stanno dicendo qualcosa?

Felici da matti è il tema che ci accompagna in queste settimane, preso dal brano evangelico delle beatitudini (Mt 5, 1-12). Felici, perché insieme. Da matti, perché insieme, e in Chiesina.

 

Se di tutti i libri della terra si dovesse sottrarre all’incendio solo il Vangelo e di tutto il Vangelo si dovesse preservare dalle fiamme soltanto una sequenza di venti righe, salverei queste.

Queste parole pronunciate da Gesù nascondono promesse ultraterrene,

alludono a quel desiderio di gioia piena che andiamo inseguendo da tutta una vita,

senza riuscire ad afferrare per intero. Fanno riferimento a quel senso di benessere pieno di gioia totalizzante che sembra esistere solo nei nostri sogni.

Sotto queste sentenze veloci del discorso della montagna c’è qualcosa di grande,

c’è quel misterioso “regno dei cieli”, che rappresenta il vertice della felicità.

Sì, Gesù vuol dare una risposta all’istanza primordiale che ci assedia l’anima da sempre.

Noi siamo fatti per essere felici.

La gioia è la nostra vocazione, una gioia raggiungibile, vera.

E’ l’unico progetto, dai nettissimi contorni, che Dio ha disegnato per l’uomo.

(don Tonino Bello)